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Covid e salute mentale nei bambini

Tra le tante questioni nate dalla pandemia ce n’è una delicata e forse in sordina: come ridurre l’impatto negativo della pandemia da Covid-19 sulla salute mentale dei bambini. Perché, col massimo rispetto per tutte le famiglie che hanno perso persone care o stanno comunque attraversando momenti duri con parenti in ospedale o in crisi, il benessere psicofisico delle giovani generazioni è messo a dura prova ormai da mesi. Bisogna puntare al futuro pensando quanto prima come aiutare i genitori a gestire le difficoltà emotive dei propri figli.

L’incontro sul Covid e la salute mentale dei bambini

Ecco perché ha riscosso molto successo il webinar dal titolo “Sempre di meno, sempre più a rischio. Pandemia Covid-19 e salute mentale di bambini e adolescenti”, trasmesso a fine giugno dall’università Cattolica. L’incontro è stato aperto da S. E. Mons. Claudio Giuliodori, Assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, e moderato da Maria Luisa Di Pietro, Direttrice del Centro di Ricerca e Studi sulla Salute Procreativa della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, e da Massimo Antonelli, direttore del Centro di Ateneo di Bioetica e Scienze della Vita.

Tra i relatori si sono alternati:

  • Federico Tonioni, docente di psichiatria all’Università Cattolica e responsabile dell’area per le dipendenze da Web della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS
  • Leonardo Mendolicchio, responsabile dell’Unità Operativa Riabilitazione dei Disturbi Alimentari e della Nutrizione dell’Istituto Auxologico Italiano
  • Raffaella Iafrate e Anna Bertoni, docenti di Psicologia sociale all’Università Cattolica
  • Laura Reali, Vicepresidente della European Confederation of Primary Care Paediatricians.

Le dichiarazioni

Nell’ottica di far sempre più luce sul tema del Covid e la salute mentale dei bambini i promotori dell’incontro hanno dichiarato:

L’essere umano è per la relazione. Si pensi al sorriso del lattante che riconosce, tra le tante, la voce della mamma, alla gioia di vedere un volto conosciuto in mezzo alla folla, al conforto di un abbraccio. Immaginiamo di interrompere questa dinamica relazionale, di non poter più ascoltare la voce dell’altro se non mediata dalla tecnologia, di non poter bisbigliare e parlare come fanno i bambini, di non avere più il contatto visivo diretto con le persone a noi care. E, soprattutto, di non essere preparati, se lo si possa mai essere, a vivere un’esperienza di assenza di relazione.

Marzo 2020 è stato uno spartiacque nel vissuto delle relazioni umane, che si sono dovute confrontare con la grande e spaventosa incognita della pandemia da Covid-19 e le sue conseguenze relazionali e sociali, provocando ferite spesso invisibili. L’incontro è stata un’occasione di dialogo e di confronto per comprendere come rimarginarle e come tracciare nuovi percorsi e soluzioni insieme ai giovani e alle loro famiglie.

Bisogna poi tirare giù il muro di pregiudizi nei confronti dei pazienti con problemi psicologici da Coronavirus per affrontarli costruttivamente.

Come sciogliere il nodo Coronavirus e salute mentale

Ecco perché è nata la la campagna #insiemeperlasalutementale che si basa su stime che indicano che, dal punto di vista del benessere mentale, si sta profilando un nuovo autunno difficile, in cui:

più di una persona su due potrebbe soffrire di disturbi mentali dopo il lockdown.

La posizione degli psichiatri

Chi meglio degli psichiatri possono dire la loro su un tema cruciale come quello della salute mentale dei giovani? In merito, parla il Presidente della Società Italiana di Psichiatria Massimo di Giannantonio:

Prima del Covid-19 si stimava che nel 2030, cioè tra meno di 10 anni, le malattie della mente supereranno le malattie cardiovascolari diventando le più diffuse al mondo: considerando l’enorme aumento di casi avuto in questo periodo tra pre e post lockdown, non è escluso che questo sorpasso possa avvenire addirittura prima, se non è già avvenuto.

Tutto questo significa che i servizi di salute mentale, tra qualche mese, si ritroveranno con un 30% di pazienti in più, ovvero con 300mila nuovi casi che si sommeranno ai 900mila già in carico alle strutture. Non solo, c’è da aggiungere la sempre bassissima propensione all’investimento pubblico nel campo della salute mentale anche quando diventa primario il tema del Covid e la salute mentale dei bambini.

L’Italia, con il suo 3,2%, resta fanalino di coda in Europa che ha medie superiori al 5%:

Abbiamo meno medici, meno personale, meno operatori dedicati a questo settore sempre più importante della salute pubblica che oggi rischia il default.

Tutti a tutti noi pensare al Covid e la salute mentale dei bambini perché sono il nostro futuro e dobbiamo tutelarlo.

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