
Non ci sono mai tempi facili ma è indubbio che questi siano più complessi di altri. E’ passato un anno dallo scoppio della pandemia e molte persone (troppe) hanno pagato con la vita questa battaglia contro il virus Covid-19. Dopo mesi di alacre lavoro è uscito finalmente un vaccino ma non abbiamo fatto in tempo a preoccuparci su come distribuirlo e somministrarlo al meglio che una nuova tegola è caduta sulle nostre teste: sono emerse prepotentemente agli onori della cronaca le varianti Covid. Vediamo insieme di cosa si tratta perché noi crediamo che la prevenzione passi anche da una corretta informazione.
Le diverse varianti Covid
Che un virus possa cambiare lo abbiamo tristemente e velocemente imparato a nostre spese e sulla nostra pelle ma nessuno poteva immaginare quel che sta emergendo sulle varianti Covid. Secondo quanto stanno riportando i principali media:
Il vaccino di Pfizer-Biontech potrebbe essere meno efficace contro le varianti sudafricana e brasiliana del Coronavirus SarsCov2.
La fonte di quest’allarme sono i dati preliminari, pubblicati sul New England Journal of Medicine dell’Università del Texas di Galveston e delle stessa azienda, di uno studio sull’efficacia degli anticorpi neutralizzanti del vaccino che, secondo gli scienziati, calerebbe di circa due terzi.
Lo studio
Diamo concretezza alle voci sulle varianti del Covid e sulla loro (pessima) influenza sul vaccino al Coronavirus raccontando come è stato portato avanti lo studio appena citato:
La verifica è stata fatta in laboratorio su 20 campioni di sangue ottenuti da 15 persone che avevano partecipato alla sperimentazione del vaccino. Si è così visto che l’azione degli anticorpi neutralizzanti del virus era più debole di circa i due terzi.
Tutto questo è corroborato dalle dichiarazioni del virologo dell’università Bicocca di Milano Francesco Broccolo che sulle varianti Covid dice:
Va detto che si tratta di dati osservati sul sangue di poche persone in vitro, e non sull’organismo intero della persona. Non tutti sanno che il vaccino anti-Covid dispone di due armi: una è quella degli anticorpi neutralizzanti, e l’altra è quella della risposta immunitaria dei linfociti T, che in questo studio non viene misurata.
Al momento, quindi, possiamo solo dire che delle due armi del vaccino, una è spuntata. Saranno solo i dati clinici, con esame sistematico della persona, a dirci se e quanto effettivamente cala la protezione offerta dal vaccino.
Del resto al momento ancora non sono state stabilite le soglie e i livelli di anticorpi neutralizzanti sufficienti a garantire una protezione efficace.
Il parere degli esperti
Si esprimono sul tema delle varianti Covid anche altri esperti. Secondo l’immunologo dell’università Statale di Milano Sergio Abrignani:
Per il futuro dovremo attrezzarci ad avere pronto un vaccino per il richiamo efficace contro le varianti che diventeranno dominanti. Le aziende già si stanno attrezzando per quella brasiliana e sudafricana. Con i vaccini a Rna, come quelli di Pfizer o Moderna, o quelli con proteine ricombinanti, come quelli di Novavax e Sanofi che arriveranno nei prossimi mesi, si può disegnare rapidamente una dose di richiamo da fare contro le varianti.
Quali varianti Covid esistono
Per concludere la panoramica su questo tema, spieghiamo ai nostri soci quali varianti Covid esistono. Eoo le principali.
Variante inglese B.1.1.7
Arrivata sul continente attraverso la Svizzera, è la più diffusa in Italia: è segnalata ormai in quasi tutte le regioni e, forte di una contagiosità molto alta, si propaga rapidamente: in Campania l’incidenza è salita dal 7 al 20% nel giro di un paio di settimane. In Lombardia, dove rappresenta il 30% dei tamponi positivi e presto potrebbe salire al 60-80%, l’insorgere di focolai di variante inglese ha portato la Regione a mettere quattro Comuni in zona rossa da oggi alle 18. Un’altra regione colpita duramente dalla variante inglese è l’Umbria, ormai quasi per due terzi zona rossa.
Variante brasiliana P1
Meno diffusa di quella inglese, è presente soprattutto al centro Italia, in particolare in Umbria e Abruzzo. Preoccupa perché, dai primi studi, sembrerebbe più resistente alle terapie e ai vaccini fin qui sviluppati.
Variante sudafricana B.1.351
Poco diffusa in Italia, è guardata con molta attenzione dal mondo scientifico perché sembrerebbe la versione più aggressiva del Covid. Sei casi di mutazione sudafricana sono stati segnalati in Alto Adige, uno in Liguria.
Variante ‘napoletana’ B.1.525
Individuata nell’ambito di una ricerca dell’Istituto Pascale e dell’Università Federico II di Napoli, è ancora semi-sconosciuta. Finora, infatti, ne sono stati individuati soltanto 32 casi in Gran Bretagna e pochi altri casi sparsi in Nigeria, Danimarca e Stati Uniti. Sembrerebbe simile a quella inglese.
Variante scozzese N439K
Il pimo caso italiano della mutazione scoperta per la prima volta in Scozia risalirebbe a una settimana fa, a Trieste, mentre altri due casi sarebbero stati individuati in provincia di Varese. Pochi i dati a disposizione della comunità scientifca, ma sembrerebbe assodato che la mutazione sia avvenuta dal virus inglese: ci si trova dunque di fronte a una variante della variante.