
La pandemia ha superato l’anno di vita o, almeno, l’anno di vita per noi italiani. A marzo scorso sembrava un lontano problema della Cina e poi, come tutti sanno, è diventato un vicino problema di noi tutti. In mezzo sono successe tante cose e alcune sono state anche positive. E’ stato scoperto il vaccino per il Covid-19 ed è iniziata la campagna per la somministrazione ma, di pari passo e per non farci mancare nulla, hanno anche preso piedi le varianti che, spiegate in modo semplicistico, sono delle mutazioni del virus in grado di aggirare le raggiunte unità difensive. Ora alla già lunga lista si aggiunge la variante giapponese.
Cos’è la variante giapponese
Per capire a pieno cos’è la temutissima variante giapponese è bene spiegare a tutti che non si tratta di una nuova versione del virus Sars-CoV-2. In realtà:
è una singola mutazione che abbiamo ritrovato in varie varianti già note, comprese quelle sudafricana e brasiliana. Si chiama E484K è una mutazione che riguarda un singolo punto della proteina Spike, la chiave d’accesso del virus nella cellula.
A precisarlo è il genetista del Policlinico Tor Vergata di Roma Novelli che sottolinea anche che una variante è spesso caratterizzata da più mutazioni.
Le dichiarazioni dell’esperto
Fa chiarezza sulla variante giapponese e sul contesto in cui inserirla sempre Novelli:
In particolare, E484K è chiamata ‘mutazione di fuga’ perché aiuta il virus a scivolare oltre le difese immunitarie del corpo. Da quanto sappiamo, infatti, la mutazione giapponese sembra più abile a sfuggire” alle nostre difese e teoricamente potrebbe fare altrettanto con le difese indotte dal vaccino.
La ragione per cui si chiama così è che:
è stata trovata con una frequenza elevata in Giappone, ma sembrerebbe abbastanza diffusa anche in altre parti del mondo. Nel Regno Unito, per esempio, una mutazione E484K è stata ritrovata in oltre una decina di campioni portatori della variante inglese. Da qui la paura che alla già nota contagiosità di quest’ultima si unisca la capacità della mutazione giapponese di eludere il sistema immunitario: un connubio che, teoricamente, potrebbe portare a un aumento dei casi gravi di Covid-19.
I pericoli della variante giapponese
Quello che spaventa molto della variante giapponese è che la variante sudafricana, caratterizzata dalla mutazione giapponese, possa essere in grado di reinfettare in modo più efficiente le persone che sono state precedentemente colpite con la forma originale del virus. L’allarme è lanciato sul prestigioso British Medical Journal dal virologo e professore di oncologia molecolare presso la Warwick University Lawrence Young:
È probabile che ciò sia dovuto, in parte, al fatto che la mutazione E484K può indebolire la risposta immunitaria e influire sulla longevità della risposta anticorpale neutralizzante. Quindi le varianti B.1.1.7 che portano la mutazione E484K possono essere più efficienti nella reinfezione.
Non solo. Con la variante giapponese c’è il timore che i vaccini non funzionino. Ci sono ricerche che dimostrano che gli attuali vaccini funzionano contro la variante “inglese” senza la mutazione E484K. Tuttavia, recenti studi clinici di Novavax e (Janssen) Johnson & Johnson hanno dimostrato che i loro nuovi vaccini sono meno efficaci in Sudafrica rispetto al Regno Unito o agli Stati Uniti, presumibilmente a causa dell’alto livello di virus portatori della mutazione E484K. Ma ci sono segnali incoraggianti:
Novavax ha dichiarato che il su vaccino ha un’efficacia del 60 per cento in Sudafrica, un livello di efficacia considerato ancora abbastanza buono, equivalente a quello del vaccino antinfluenzale. Pfizer e Moderna rispondono abbastanza bene contro questa mutazione. Inoltre, dobbiamo essere fiduciosi perché i vaccini possono essere aggiornati in poco tempo per stimolare risposte più efficaci contro le nuove varianti.
Il caso AstraZeneca
Che l’aggiornamento del vaccino sulla variante giapponese sia possibile lo dimostra la storia di AstraZeneca. I ricercatori di Oxford, infatti, stanno già cercando di aggiornare il loro vaccino per renderlo più efficace contro le mutazioni che si stanno osservando. Stando a quanto riportato sempre dal Britsh Medical Journal:
La versione aggiornata potrebbe essere disponibile entro l’autunno. È possibile che possa assumere la forma di un richiamo, una dose che viene aggiornata e lanciata ogni anno.
E nel discorso della variante giapponese non c’è da dimenticare i farmaci:
Abbiamo anticorpi monoclonali di nuova generazione che rispondono bene e neutralizzano questa variante. Inoltre, sono allo sviluppo farmaci che attaccano il virus in modi diversi e che la loro azione non è legata in alcun modo alle varianti. Basta quindi con questo terrorismo delle varianti e massima fiducia nella scienza.
Il futuro è ancora incerto ma è certo che i ricercatori ci sono e stanno facendo passi da gigante.