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Disabilità in Italia

Il tema del Covid tiene banco in tutto il mondo o non è da meno in Italia. E’ giusto così ma non bisogna dimenticarsi, nell’occhio del ciclone di questa pandemia, che esistono altri temi importanti della salute. La disabilità in Italia, per esempio, è un argomento sempre attuale e mai troppo snocciolato fino in fondo. Perché non siamo molto acculturati sulle diversità di qualsiasi genere.

Nell’ottica di aiutare i nostri soci ad avere maggiori informazioni sulla disabilità e a dare supporto a chi di loro la disabilità la vive (direttamente o in famiglia), riportiamo quest’intervista di Vanity Fair a Benedetta Deluca. Costretta a subire 18 interventi e a vivere sulla sedia a rotelle per un’agenesia del sacro.

L’intervista Benedetta Deluca

Presentati a chi non sa chi sei.

Sono Benedetta, una ragazza come tante altre ma – come amo definirmi – nata con un piccolo difetto di fabbrica: la mia disabilità che, ovviamente, ha influito molto sull’accettazione del mio corpo e sulla mia sensibilità. Ma viverla e raccontarla agli altri con ironia e senza filtri mi ha permesso di raggiungere un perfetto equilibrio dentro di me, anche se magari non l’ho trovato sulle mie gambe.

Come hai vissuto tutto questo da adolescente?

Sono cresciuta in un contesto familiare molto sereno e non mi sono mai sentita diversa o sbagliata.  Ho pensato di esserlo la prima volta a scuola, quando la mia classe organizzò una gara di ballo alla quale non potei partecipare. Le barriere non sono solo architettoniche, ma soprattutto mentali: sono stata vittima di bullismo, ho subito pressioni psicologiche da una professoressa, venivo presa in giro dai compagni. Oggi incontro i ragazzi delle scuole per spiegare loro che sono proprio le nostre unicità a renderci speciali.

Che consigli daresti a chi è vittima di bullismo per la disabilità in Itala?

Bisogna prendere coraggio e parlarne, anche se è difficile. Se io all’epoca avessi avuto i social non mi sarei sentita così sola, perché avrei condiviso la mia esperienza con gli altri. Su Internet però bisogna stare attenti perché si vive il rovescio della medaglia e siamo bombardati da immagini che aspirano alla perfezione. Per esempio io prima mi nascondevo, avevo paura di mostrare la carrozzina. Ora invece nella timeline ci sono smagliature, cicatrici, cellulite. La normalità è fatta di difetti e parlarne è un modo per accorciare le distanze.

Quali sono i pregiudizi più comuni nei confronti dei disabili?

Ce ne sono troppi, io li vivo sia da donna che da persona con disabilità. Li leggo negli sguardi di chi mi passa accanto mentre sono in macchina e guido, di chi pensa che per essere sensuali bisogna per forza indossare un tacco 12. Di solito molti miti da sfatare sono quelli legati alla sessualità: nessuno crede che anche noi amiamo e facciamo sesso. Quando vedono il mio fidanzato gli chiedono se sia mio fratello.

Cosa si può fare per cambiare questa mentalità?

Iniziare dal linguaggio e da come ci rivolgiamo agli altri. Io stessa ho deciso di studiare giurisprudenza per conoscere meglio i miei diritti. Quando qualcuno pensa di insultarmi dicendomi «Hai la 104» allora intervengo con dei video in cui spiego che avere la legge 104 è una tutela, quindi bisogna andarne fieri. Non è un limite, anzi, e non deve nemmeno essere una presa in giro nei confronti delle persone non disabili.

Hai creato un brand di moda inclusivo per donne disabili.

Sì. La pandemia ora ci ha messo in pausa, ma è un progetto a cui tengo molto: ci occupiamo della creazione di abiti eleganti, ma comodi e pratici per chi ha una disabilità e ha difficoltà nel poterli indossare per la carrozzina. Una volta la moda ricercava la perfezione, era esclusiva e lontana dai comuni mortali. Per fortuna, qualcosa sta cambiando.

Che consigli daresti a chi ha delle insicurezze e ha paura di mostrarle?

Nei messaggi privati in molti mi chiedono come si faccia a ritrovare la felicità dopo un incidente o a convivere con la disabilità dopo una malattia. Io nella disabilità in Italia ci sono nata, ma comunque ho deciso di mostrarmi per come sono. I difetti li abbiamo tutti, tocca a noi trasformarli in punti di forza anche se non è facile. Le persone disabili non hanno limiti se non quelli imposti dalla società: sta a ognuno di noi ritrovare la strada per il cambiamento.

Salutaci con un tuo pensiero.

Stiamo vivendo tutti un momento difficili. Lamentarsi spesso è la strada più facile, ma non quella che ci porta più lontano. Seduti su una carrozzina o in piedi sulle nostre gambe, dobbiamo prendere in mano la

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