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Tumore al colon

Anche se siamo nel periodo storico della pandemia, non significa che le altre malattie siano sparite dalla faccia della Terra. Lo sanno bene i tanti pazienti oncologici un po’ spaventati dal fatto che il grande sforzo dell’uomo a debellare il Covid-19 stia offuscando le altre ricerche. Per fortuna non è così e lo dimostra una recentissima scoperta che getta nuova luce sul tumore al colon e, di conseguenza, sulla prevenzione al cancro.

Le premesse della ricerca

I ricercatori che cercano la cura al cancro si pongono tante domande. Tra queste, ci si chiede che incidenza abbia il consumo di carne sulla nostra salute. La risposta l’hanno data alcuni studiosi che hanno collegato una mutazione genetica indicativa di danni al DNA a un elevato consumo di carne rossa e un aumento della mortalità correlata al cancro nei pazienti con cancro del colon-retto (CRC). I risultati, secondo loro, potrebbero portare allo sviluppo di nuovi biomarcatori di rischio CRC o diagnostici e indicare opportunità terapeutiche.

Le caratteristiche dello studio

Lo studio sul tumore al colon, pubblicato su Cancer Discovery, la rivista scientifica dell’American Association for Cancer Research, e condotto da Marios Giannakis, docente di medicina all’Harvard Medical School e oncologo del Dana-Farber Cancer Institute, rafforza il punto di vista sostenuto da tempo da moltissimi studi epidemiologici.

Questi risultati indicano che:

Il consumo di carne rossa può causare danni che portano a mutazioni cancerogene in KRAS e PIK3CA, promuovendo così lo sviluppo del cancro del colon-retto. I nostri dati supportano ulteriormente l’assunzione di carne rossa come fattore di rischio per il cancro del colon-retto e offrono anche opportunità per prevenire, rilevare e curare questa malattia.

Sappiamo da tempo che il consumo di carne lavorata e carne rossa è un fattore di rischio per il cancro del colon-retto.

Non solo:

L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha dichiarato nel 2015 che la carne lavorata era cancerogena e che la carne rossa era probabilmente cancerogena per l’uomo. Esperimenti in modelli preclinici hanno suggerito che il consumo di carne rossa può promuovere la formazione di composti cancerogeni nel colon, ma non è stato dimostrato un legame molecolare diretto con lo sviluppo del cancro del colon-retto nei pazienti.

Cosa manca? Secondo Giannakis:

Ciò che manca è una dimostrazione che i tumori del colon-retto dei pazienti hanno un modello specifico di mutazioni che possono essere attribuite alla carne rossa. Identificare questi cambiamenti molecolari nelle cellule del colon che possono causare il cancro non solo sosterrebbe il ruolo della carne rossa nello sviluppo del cancro del colon-retto, ma fornirebbe anche nuove strade per la prevenzione e il trattamento del cancro.

Le ricerche sul tumore al colon

Per identificare i cambiamenti genetici associati all’assunzione di carne rossa, i ricercatori hanno eseguito il sequenziamento dell’intero esoma su coppie di campioni tumorali non trattati primari abbinati, da 900 pazienti con CRC che hanno partecipato a tre studi prospettici (il Nurses’ Health Studies I e II – NHS – e lo studio di follow-up degli operatori sanitari – HPFS). Ogni paziente aveva precedentemente fornito informazioni sulla propria dieta, stile di vita e altri fattori nel corso di diversi anni prima della diagnosi di cancro del colon-retto e per verificare se i componenti dietetici hanno contribuito alla firma alchilante nel CRC, hanno sfruttato misurazioni ripetute raccolte prospetticamente di carne, pollame e consumo di pesce in grammi al giorno nelle coorti NHS e HPFS.

L’analisi del team dei dati di sequenziamento del DNA ha rivelato la presenza di diverse firme mutazionali nel tessuto del colon normale e canceroso, inclusa una firma indicativa di “alchilazione”, una forma di danno al DNA. La firma alchilante era significativamente associata con l’assunzione, in prediagnosi, di carne rossa lavorata o non trasformata, ma non con l’assunzione, sempre in prediagnosi, di pollame o pesce, o con altri fattori di stile di vita.

E in contrasto con i risultati per il consumo di carne rossa, altre variabili dietetiche (assunzione di pesce e pollo) e fattori di stile di vita, tra cui indice di massa corporea, consumo di alcol, fumo e attività fisica, non hanno mostrato alcuna associazione significativa con la firma alchilante.

Utilizzando un modello predittivo, i ricercatori hanno identificato i geni KRAS e PIK3CA come potenziali bersagli della mutazione indotta dall’alchilazione. Coerentemente con questa previsione, hanno scoperto che i tumori del colon-retto che ospitavano mutazioni driver KRAS G12D, KRAS G13D o PIK3CA E545K, che sono comunemente osservate nel cancro del colon-retto, avevano un maggiore arricchimento della firma alchilante rispetto ai tumori senza queste mutazioni.

L’analisi mostra che il danno al DNA può interessare il gene KRAS, in particolare per due mutazioni (G12D G13D) e il gene PIK3CA, entrambi già associati al tumore del colon-retto.

Le conclusioni

Questo, lato “tumore al colon”, significa che si potrebbero trovare ulteriori fattori genetici che potrebbero portare a un aumento oppure a una riduzione della quantità di danni che individui diversi accumulano per una stessa quantità di carne rossa consumata. Per questo serviranno altre ricerche per comprendere la biologia che sta dietro allo sviluppo dei tumori. Ma un dato sembra essere costante:

La carne rossa rimane un fattore di rischio del tumore del colon-retto e altri tipi di cancro.

 

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