
Il tema del suicidio assistito fa molto pensare. Si entra nella sfera etica che esula da questo blog e dalle nostre competenze. Qua non si vuole prendere posizione alcuna nella discussione quanto invece informare i nostri soci su un fatto di attualità che, volenti o nolenti, rappresenta una nuova pagina nel settore della salute nel quale siamo da oltre 70 anni. Si tratta di un’opzione che al momento la società civile sta vagliando ed è corretto e completo darne notizia.
Suicidio assistito, la storia di “Mario”
Sta riempiendo i rotocalchi italiani (e non solo) la storia di Mario sul suicidio assistito:
Dopo una difficile battaglia legale, Mario – nome di fantasia scelto da Federico Carboni – è morto, autosomministrandosi un farmaco letale. La morte del 44enne marchigiano, tetraplegico da 12 anni, è avvenuta nella sua casa di Senigallia. La sua non è soltanto una vittoria personale, ma un grande traguardo per la nostra nazione, dove finora nessuno aveva potuto scegliere di essere davvero libero fino alla fine.
La cronaca
Come si legga sul web:
Mario, così aveva scelto di farsi conoscere dagli italiani che hanno sostenuto la sua battaglia, se n’è andato serenamente questa mattina alle 11.05. Ha scelto di morire questa mattina, mettendoci la faccia e rivelando il suo vero nome: Federico Carboni. La sua morte riscrive un pezzo della storia del diritto alla salute.
La normativa
Quest’episodio di suicidio assistito irrompe su una scena restata immobile per decenni. Fino questo momento, infatti, chi aveva intenzione di mettere fine alla propria esistenza non poteva farlo in Italia ed era costretto a recarsi in paesi come la Svizzera (cosa che fece Dj Fabo). Ora le cose iniziano a cambiare e spunta una nuova opzione.
In assenza di una legge specifica sul suicidio assistito, lo Stato italiano non vieta nulla ma non si fa carico dei costi dell’assistenza al suicidio assistito e dell’ erogazione del farmaco, nonostante la tecnica sia consentita dalla Corte Costituzionale con la sentenza Cappato/Dj Fabo.
Le parole di “Mario” sul suo suicidio assistito
L’Associazione Luca Coscioni le riporta testualmente:
Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita. Sarei falso e bugiardo se dicessi il contrario perché la vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Ma purtroppo è andata così, e come ho sempre detto, destino o colpa mia non lo so, ma io sono allo stremo sia mentale sia fisico, però pensando a prima dell’incidente, dove ho fatto e avuto tutto dalla vita, anche dopo ho fatto tutto il possibile per riuscire a vivere il meglio possibile e cercare di recuperare il massimo dalla mia disabilità.
Posso dire che da quando a febbraio ho ricevuto l’ultimo parere positivo sul farmaco ci sto pensando più e più volte al giorno se sono sicuro di quanto andrò a fare, perché so che premendo quel bottone sarà un addormentarsi chiudendo gli occhi senza più ritorno, ma pensando ogni giorno, appena sveglio fino alla sera quando mi addormento, come vivo e passo le mie giornate e rimandare cosa mi cambierebbe, niente sarebbe solo rimandare dolori, sofferenze che non avrebbe senso, non ho un minimo di autonomia della vita quotidiana, sono in balìa degli eventi, dipendo dagli altri su tutto, sono come una barca alla deriva nell’oceano. Sono consapevole delle mie condizioni fisiche e delle prospettive future quindi sono totalmente sereno e tranquillo di quanto farò.
L’appello finale di Federico Carboni
Per Federico Carboni (vero nome di “Mario”) quella ottenuto è molto di più di una vittoria personale. Si tratta di un tabù caduto, una battaglia portata a casa da tutta la nazione ancora troppo indietro su tanti fronti. Ecco l’appello finale di Mario sul suicidio assistito:
Con l’Associazione Luca Coscioni ci siamo difesi attaccando e abbiamo attaccato difendendoci, abbiamo fatto giurisprudenza e un pezzetto di storia nel nostro paese e sono orgoglioso e onorato di essere stato al vostro fianco. Ora finalmente sono libero di volare dove voglio. Continuate a sostenere questa lotta per essere liberi di scegliere.
A prescindere dalle proprie idee, auguriamo tutti buon viaggio a questo uomo.