
La vaccinazione in Italia sta procedendo a passo spedito. Tra alti e bassi i numeri dicono che ci stiamo scudando sul Covid-19 e che molto presto saremo coperti in toto. Forse anche perché s’intravede la luce in fondo al tunnel, si stanno facendo spazio i ragionamenti su come si è arrivati a tutto questo. In quest’ottica fa abbastanza clamore ciò che è emerso sullo status della pandemia. Dopo tutto questo caos, sembra che il crollo poteva essere evitato.
La scoperta sullo status della pandemia
Lo status attuale della pandemia non è dovuto alla sfortuna né ad un’imponderabile concomitanza di situazioni mediche. Stando a quanto emerso recentemente, si tratterebbe invece di un vero e proprio “cocktail tossico” fatto di:
- negazione del pericolo in arrivo
- scelte sbagliate nella prima reazione al virus
- mancanza di coordinamento tra le parti istituzionali
Quello che davvero lascia perplessi è che tutto questo genera un pensiero scomodo: sembra proprio che la pandemia e il lockdown sarebbero potute essere evitate.
Le dichiarazioni
A dare questa preoccupante foto dello status della pandemia è una fonte autorevole. Si tratta infatti di un rapporto pubblicato da un gruppo di esperti indipendenti istituito dal direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus che in merito dichiara:
Ci sono stati troppi ritardi nell’affrontare la pandemia. Secondo gli esperti, quasi tutti i paesi nel mondo rinviarono gli interventi per vedere in che misura il virus si sarebbe diffuso. Fu così che le misure anti-contagio arrivarono troppo tardi per fermare le catastrofiche conseguenze.
Il gruppo dei ricercatori punta il dito anche contro la mancanza di una leadership globale che coordinasse il governo mondiale della pandemia, che avrebbe potuto mettere in campo leggi sanitarie internazionali restrittive: tale situazione ha infatti ostacolato la risposta dell’Oms alla pandemia.
L’accusa all’Oms
Che dietro allo status della pandemia ci sia la Cina e la sua scarsa propensione alla comunicazione verso altri paesi è fuori dubbio. La novità è che sul banco degli imputati è salita anche l’Oms. A dirlo è l’ex primo ministro neozelandese Helen Clark, co-Presidente del gruppo di esperti indipendenti istituito per esaminare le misure adottate dall’agenzia e dagli Stati contro il Covid:
Ci sono stati ritardi evidenti in Cina, ma ci sono stati ritardi ovunque. Sulle responsabilità dell’Organizzazione Mondiale della Sanità della sanità non ci sono più dubbi. E’ passato troppo tempo, come osservano gli esperti, tra la notifica di un focolaio di polmonite sconosciuta a metà dicembre 2019 e la dichiarazione, il 30 gennaio, dell’emergenza sanitaria. Ma anche intervenendo una settimana prima, le cose difficilmente sarebbero cambiate di fronte all’inazione di così tanti Paesi.
Il mese incriminato
Lo status della pandemia lo si può facilmente soppesare col mese di febbraio, che è stato un mese perduto. A dirlo è sempre stato il pool di ricercatori composto da 13 esperti, che ha trascorso gli ultimi otto mesi a esaminare la diffusione della pandemia e le misure adottate dall’agenzia sanitaria e dagli Stati per affrontarla. Sotto questa lente d’ingrandimento, secondo il rapporto:
Il mese di febbraio 2020 è stato un mese perduto durante il quale molti paesi avrebbero potuto prendere iniziative per fermare la diffusione del virus. In definitiva ritardi, esitazioni e smentite hanno fatto fiorire l’epidemia, poi la pandemia.
Ecco perché questo Je accuse diventa, costruttivamente parlando, l’occasione per augurarsi che i governi e la comunità internazionale adottino senza indugio una serie di riforme tese a trasformare il sistema globale di preparazione, allerta e risposta alle pandemie.
Se il CTS è piuttosto fiducioso sulle restrizioni allentate e sui numeri dei contagi che sono in calo (seppur non in modo evidente), è fondamentale per la sopravvivenza della razza umana imparare dai propri errori. Non si deve più prendere sotto gamba un’infezione di quelle dimensioni e non si può far passare tutto quel tempo tra un caso conclamato e il reale avvio delle procedure mediche.
Vi basti pensare a quanto tempo abbiamo impiegato tutti noi ad adattarci alle restrizioni pesanti del lockdown e dell’uso della mascherina e a quanto ancora forte sia la corrente di pensiero dei negazionisti che ancora furoreggiano sui social.