
La campagna di vaccinazione in Italia sta marciando a buoni ritmi ma è tutt’altro che semplice. C’è stata tanta diffidenza da parte delle persone che, non poche volte, è sfociata in paura. Alla base delle proteste dei No Vax, al netto del valore di validità o meno di esse, c’è proprio la preoccupazione di iniettarsi un vaccino che è stato testato poco e per troppo poco tempo. Ciò che teme chi è restio a vaccinarsi è che gli effetti a medio e lungo termine siano ignoti con la possibilità che, per curarsi dal Covid, s’intercorra in problemi di salute altrettanto gravi o peggiori. Resta, però, oggettiva la scienza che, sul tema, evidenzia i rischi dei non vaccinati. Vediamoli insieme.
La scoperta
Chi s’interroga su quali siano rischi dei non vaccinati non avrà una risposta piacevole. E’, infatti, emerso che:
Chi non si vaccina rischia di contagiarsi sei volte di più rispetto agli immunizzati se ha meno di 39 anni. E quattro volte di più dai 40 anni in su.
Non lo sostiene un qualche blog senza fondamento ma un’attenta analisi dell’Istituto Superiore di Sanità che si è soffermato sull’incidenza dei positivi al Coronavirus su 100 mila abitanti.
Il dossier
Questo studio sui rischi dei non vaccinati e sulle infezioni dice anche che:
Nessun immunizzato tra i 12 e i 59 anni è finito in terapia intensiva nel periodo oggetto di studio. Mentre la categoria più a rischio è quella degli over 60. Per questo ha ragione chi parla di “pandemia di non vaccinati”, anche se la locuzione è stata utilizzata dal ministro della Salute tedesco Jehns Spahn per descrivere la situazione dell’emergenza Coronavirus in Germania. In Italia invece la situazione per ora è ancora sotto controllo. Ma il rischio è che la curva ricominci a salire proprio a Natale. Quando le occasioni di socialità aumenteranno e il governo non ha intenzione di imporre restrizioni.
I rischi dei No Vax
Nei numeri analizzati dall’Iss c’è la differenza tra chi ha ricevuto l’immunizzazione e chi no. Il Corriere della Sera ha da poco spiegato che:
l’analisi si effettua in base all’incidenza dei casi ogni 100 mila abitanti nella coorte dei vaccinati e in quella dei non vaccinati. L’Iss spiega che tra i 12 e i 59 anni in rianimazione non è finito alcun vaccinato e rimangono molto basse le percentuali di ospedalizzati. Mentre nella fascia d’età tra i 60 e i 79 anni emerge che il vaccino continua a proteggere quasi totalmente dal ricovero in rianimazione. Dal 25 settembre al 25 ottobre scorso nella fascia d’età tra i 12 e i 39 anni ci sono stati 404 nuovi contagiati tra i non vaccinati, 70 tra i vaccinati. I ricoverati sono 13 contro 0,7, in terapia intensiva lo 0,75 contro zero.
I numeri
Per azzerare le discussioni sulla validità del vaccino contro il Covid è bene affidarsi alla fredda matematica:
- tra i 40 e i 59 anni invece 354 contagiati erano No vax e 89 immunizzati;
- 28 contro 1,3 è il rapporto per l’area medica e tre contro zero per le terapie intensive;
- tra i 60 e i 79 anni i nuovi contagiati No vax sono 300, i vaccinati 77;
- ricoverati 65 no vax contro 5 e 12 contro 0,5 sono in terapia intensiva;
- tra gli over 80 i contagiati non vaccinati sono stati 388, quelli immunizzati 95;
- in ospedale sono finiti 160 No vax e 21 Sì vax, in terapia intensiva otto contro uno.
Semplificando questo discorso sui rischi dei non vaccinati:
I non vaccinati rischiano di contagiarsi da 4 a 6 volte in più, di essere ricoverati 20 volte in più fino ai 59 anni e 12 dai 60 in su. Per quanto riguarda le terapie intensive i non immunizzati rischiano 30 volte in più fino a 59 anni, 21 volte in più tra i 60 e i 79 anni, 8 volte in più per gli over 80. Su 5 ospedalizzati, tre sono senza vaccino contro i due che invece l’hanno fatto. Per le terapie intensive la distanza è ancora maggiore: in rianimazione più di due pazienti su tre non hanno fatto la vaccinazione contro il Covid.
L’ansia di affidare la propria vita ad un vaccino creato con tempi diversi da quelli precedenti è comprensibile ma viviamo tempi in cui una scelta personale riguarda la scelta di una comunità. In ultima analisi, poi, va sempre considerato che i tempi di realizzazione del vaccino sono stati così brevi anche perché si dispone di migliore tecnologia e in campo erano stati messi ingenti fondi per un male che stava (e sta ancora) toccando l’intero mondo.