
Quarta dose, cosa c’è di vero? Molto perché, al netto delle polemiche con i no vax che non analizzeremo in queste sede, è scientificamente provato quanto supporto abbia dato alle persone la campagna di vaccinazione in Italia. Ora si cerca di capire se sia il caso di fare un nuovo “giro di valzer”, per chi e quando. Tutto parte dall’oggettiva circolare del Ministero della Salute che ha dato il via alla somministrazione della quarta dose per i pazienti gravemente immunodepressi a 120 giorni dalla terza dose. La circolare specifica esattamente quali siano le categorie di pazienti ammessi. Le iniezioni partiranno dal primo marzo, come deciso dalla struttura commissariale. Ma vediamo più nel dettaglio il tema.
La somministrazione della quarta dose
La comunità scientifica non si è ancora espressa del tutto sulla quarta dose o, meglio, sulla necessità di somministrarla alla popolazione generale:
Secondo gli ultimi studi in ordine di tempo, infatti, il completamento del ciclo vaccinale (che prevede tre dosi) spinge l’organismo a produrre una varietà molto ampia di anticorpi, che sarebbe difficile da eludere per qualsiasi variante del virus, secondo lo studio più recente pubblicato online martedì, che ha quindi confermato la validità dei vaccini esistenti.
La questione si allarga, però, ragionando sul fatto che:
Altri quattro studi pubblicati nell’ultimo mese hanno confermato che le cellule immunitarie di memoria, chiamate “cellule T”, prodotte dopo l’immunizzazione, creano una risposta che protegge (anche contro Omicron) nel tempo per mesi se non anni. L’analisi delle cellule immunitarie richiede abilità, attrezzature specializzate e molto tempo, quindi i risultati stanno arrivando adesso.
L’intervista sulla quarta dose
Per cercare di fare ordine su questo tema, riportiamo una bella ed utile intervista sul tema a Antonella Viola, immunologa dell’Università di Padova. Eccola:
Per chi è indicata la quarta dose?
Per le persone che hanno un sistema immunitario compromesso e fanno fatica a montare una risposta immunitaria. Per loro, anche tre dosi di vaccino possono non essere sufficienti a ottenere un titolo anticorpale alto. L’obiettivo è tentare di generare la risposta protettiva, anche se non è detto che accada, perché chi non ha risposto a tre somministrazioni potrebbe non rispondere alla quarta. Dato che non ci sono controindicazioni, si tenta di raggiungere un titolo anticorpale sufficiente.
Sarà prevista anche per la popolazione in generale?
Oggi ci sono dati preliminari che indicano che il livello anticorpale è un «correlato di protezione»: significa che più alto è il titolo di anticorpi, maggiore è la protezione nei confronti del contagio e della malattia da Covid. Sappiamo anche che con questi vaccini il titolo anticorpale cala dopo quattro mesi (e riguarda anche la terza dose). ). Tuttavia, altri studi dimostrano che la memoria immunologica è molto potenziata a seguito della terza dose e questa dovrebbe essere sufficiente a evitare la malattia, anche di fronte a nuove varianti. La risposta alla domanda sull’opportunità della quarta dose a tutta la popolazione dipende dalla strategia vaccinale che ogni Paese vuole adottare. Se l’obiettivo è quello di tenere molto bassa la circolazione del virus ed evitare i contagi, una quarta dose potrebbe essere funzionale. Se invece l’obiettivo è quello di prevenire la malattia severa e la morte, probabilmente la quarta dose generalizzata non è necessaria, perché con tre dosi il ciclo vaccinale è completo e, seppure ci dovessimo contagiare, non dovremmo andare incontro a una malattia severa. È un discorso che però dipende molto anche dal tipo di varianti che dovremo affrontare. Nel momento in cui dovesse arrivare una variante più letale, o se la protezione data dai vaccini dovesse calare anche nei confronti della malattia potrebbe essere utile valutare la quarta dose a più persone.
Sappiamo già se dopo la terza dose c’è un calo anticorpale?
Sì, c’è un calo dopo quattro mesi, ci sono gli studi pubblicati da Israele dagli Stati Uniti.
Cosa dicono gli studi sulla protezione offerta dalla quarta dose?
Solo Israele ha rilasciato alcuni dati, ma sono comunicazioni e non studi scientifici. Quello che hanno visto è che con la quarta dose il titolo anticorpale aumenta ma, nonostante la risposta anticorpale, in concreto la protezione verso Omicron non aumenta rispetto alla terza dose. Senza avere i dati in mano è però impossibile capire perché.
È rischioso somministrare la quarta dose troppo presto?
Certo non è una buona idea in generale: se si somministra ripetutamente lo stesso antigene, quindi la stessa proteina Spike in questo caso, il sistema immunitario potrebbe alla fine non riconoscerlo più come un pericolo e quindi non attivarsi. Non è un sovraccarico: il sistema immunitario risponde a moltissimi antigeni contemporaneamente, è piuttosto come «un’abitudine» o un esaurimento della risposta. Tuttavia non è detto che accada e soprattutto se il richiamo è distante nel tempo il problema si evita.
Quanti mesi è necessario aspettare?
Dipende da vaccino a vaccino e da antigene ad antigene e non ci sono studi relativi a questi vaccini.
La quarta dose verrà fatta con un vaccino aggiornato sulla variante Omicron?
Non è detto. Il problema è che sembra che un vaccino specifico contro Omicron non protegga dalle versioni precedenti del virus (come Delta), quindi potrebbe essere pericoloso averlo e rimanere “scoperti”, visto che l’attuale ciclo vaccinale è comunque ben efficace contro la severità della malattia da Covid. Probabilmente si userà lo stesso vaccino per il richiamo.
Si tratterà di quarta dose o richiamo?
Adesso sappiamo che il ciclo completo di vaccinazioni per questi vaccini comprende tre dosi, come accade per tanti altri vaccini. Per la popolazione in generale non si tratterebbe di «quarta dose», ma di un «richiamo», che viene fatto a distanza di tempo. La «quarta dose» vera e propria è quella degli immunocompromessi, che stanno «completando» ancora il primo ciclo vaccinale con un quarto rinforzo.