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Leucemia fulminante

A distanza di qualche settimana lascia ancora commossi la scomparsa prematura del cantante Michele Merlo, conosciuto anche con lo pseudonimo Mike Bird, ex concorrente di X Factor e di Amici di Maria De Filippi, che ci ha lasciato a soli 28 anni per una leucemia fulminante. La sua triste storia può servire comunque a fare del bene aiutando l’opinione pubblica a prendere coscienza del problema. Cerchiamo di capire meglio che cosa sia questa malattia affinché la morte di Michele Merlo possa far riflettere e, forse, salvare altre vite

La cronaca

Merlo era stato ricoverato in gravi condizioni nel reparto di rianimazione dell’ospedale Maggiore di Bologna, ma poi non ce l’ha fatta: a soli 28 anni muore Mike Bird, volto prima di X Factor e poi di Amici. Non ha potuto fare nulla contro una fortissima leucemia fulminante che non gli ha lasciato tempo né scampo. Ma di cosa si tratta? Davvero non c’è soluzione? Assolutamente no e, anzi, la morte di Michele ci sia da monito per non sottovalutare determinati sintomi.

Dopo essere stato colpito nella notte da un’emorragia cerebrale e sottoposto a un intervento chirurgico, la situazione di Marco era stata data per disperata. Da allora i genitori sono parecchio adirati perché prima del ricovero d’urgenza il cantante sarebbe stato rimandato a casa dall’ospedale, dove i sintomi che presentava da qualche giorno, (lo racconta la famiglia  stessa) sono stati interpretati “come una banale forma virale”.

I sintomi della leucemia fulminante

La leucemia fulminante è nota in ambito medico con il termine “leucemia acuta promielocitica”, si tratta di un sottotipo di leucemia mieloide acuta ed è il più aggressivo dei tumori del sangue. La causa è da individuare in:

Una traslocazione, ossia una aberrazione cromosomica, che scambia parti di cromosomi non omologhi – tra i cromosomi 15 e 17. Si tratta di una ricollocazione detta “acquisita”, per cui non è presente sin dalla nascita.

Fattivamente la malattia sorge improvvisamente (ecco perché “fulminante”). Si può presentare sotto forma di forti emorragie, dovute alla riduzione del numero di piastrine e alla mancata coagulazione del sangue.  La leucemia fulminante è una malattia piuttosto rara e colpisce in Italia circa 150 persone in un anno, in genere tra i 35 e i 40 anni, indipendentemente dal sesso.

Va anche detto che si tratta comunque di uno dei tumori che presenta il più alto tasso di guarigione, con nove pazienti su dieci, grazie alla possibilità di diagnosticare in maniera corretta ed in pochissime ore la malattia.

Come si scopre di avere la leucemia fulminante

I sintomi della leucemia fulminante riguardano innanzitutto la comparsa di emorragie cutanee, che però possono essere anche il segno di malattie benigne del sangue, come la porpora. I sanguinamenti possono avvenire:

  • dal naso (un’emorragia da entrambe le narici è un campanello d’allarme per la leucemia promielocitica acuta)
  • dalle gengive
  • riguardare l’apparato digerente
  • quello genito-urinario
  • possono essere cerebrali.

Inoltre, pazienti colpiti dalla malattia possono accusare anche stanchezza e malessere generale.

Quindi ricapitolando, i sintomi della leucemia fulminante sono:

  • emorragie cutanee
  • stanchezza
  • malessere generale

L’esame morfologico del midollo osseo e del sangue periferico rimane ancora il primo step per una diagnosi, cui possono far seguito anche le ricerche di tipiche anomalie citogenetiche e molecolari, caratteristiche di questa malattia:

La traslocazione cromosomica che riguarda questo tipo di leucemia è alla base della formazione di una proteina anomala di fusione (PML/RARalfa), che provoca un blocco maturativo delle cellule staminali mieloidi (si arrestano allo stadio di promielocita).

Le raccomandazioni mediche

Circa la leucemia fulminante, le linee guida internazionali raccomandano la diagnosi genetica, che significa:

Individuare con tecniche di citogenetica e di biologia molecolare, l’alterazione dei cromosomi 15 e 17.

Questa valutazione permette anche di stratificare i pazienti sulla base delle percentuali di rischio. In questo modo è possibile modulare la terapia da intraprendere dopo la remissione della malattia.

La scomparsa prematura di un ragazzo d’oro come Michele Merlo deve lasciarci anche la sensazione che tutti, addetti ai lavori inclusi, devono trovare il tempo per non sottovalutare mai i sintomi dei pazienti.

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