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glifosato in Italia

Come sostiene anche Jonathan Safran Froer nel suo libro “Possiamo salvare il mondo prima di cena”, la tutela dell’ambiente in primis e della nostra salute in secundis passa soprattutto da quel che ci mangiamo e, di conseguenza, da quel che coltiviamo come nostri alimenti. Ecco perché l’utilizzo del glifosato in Italia fa molto discutere. La Confagricoltura Veneto, dopo i primi blocchi, ha ora chiesto di poter riprendere ad usare questa sostanza mentre in Trentino, in via cautelativa, si è cercato di puntare su una sua progressiva riduzione. Non si capisce molto ma sarebbe bene fare chiarezza per avere certezze su quel che mettiamo a tavola.

Cos’è il glifosato

Prima di fotografare con professionalità la situazione dell’utilizzo del glifosato in Italia, partiamo dalla sua definizione che è la seguente:

Si tratta di un erbicida introdotto in agricoltura negli anni settanta del secolo scorso dalla multinazionale Monsanto con il nome commerciale di Roundup. Ha avuto una grande diffusione perché alcune coltivazioni geneticamente modificate sono in grado di resistergli.

Come funziona il glifosato? Distribuendolo sui campi si elimina ogni erbaccia o pianta tranne quella resistente che si desidera coltivare. In questo modo è possibile aumentare la resa per ettaro e si possono dare forti tagli alla mano d’opera degli agricoltori.

Il successo del glifosato nel mondo nasce dalla sua bassa tossicità rispetto agli erbicidi usati prima della sua comparsa. E’ molto utilizzato anche in ambienti urbani per mantenere strade e ferrovie libere da erbacce infestanti. Attualmente è ancora l’erbicida più usato al mondo anche per la caratteristica di rimanere negli strati superficiali del terreno e di essere degradato e distrutto con relativa facilità dai batteri del suolo.

Il brevetto del glifosato apparteneva alla Monsanto ma è scaduto nel 2001 e da allora l’erbicida è prodotto da un gran numero di aziende.

I danni del glifosato

La percezione del mondo dei confronti di quest’erbicida è mutata considerevolmente nel 2015. In quell’anno l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) lo inserì “fra le sostanze probabilmente cancerogene” e tutto cambiò.

I sostenitori del glifosato sottolineano che:

ogni sostanza chimica porta con sé un suo grado di tossicità e bisogna anche tener presente che nella stessa lista dell’Iarc, fra le sostanze probabilmente cancerogene, ci sono anche le emissioni da frittura in oli ad alta temperatura, le carni rosse e le emissioni prodotte dal fuoco dei camini domestici alimentati a legna.

Non solo. Sempre a favore di chi non colpevolizza arriva uno studio condotto dalla statunitense Environmental Protection Agency (Epa), i cui gli scienziati:

hanno eseguito una valutazione indipendente utilizzando i dati disponibili sul Glifosato riparendo il dibattito per via delle conclusioni molto forti alle quali si è arrivati, ovvero che i prodotti a base di glifosato, utilizzati secondo le prescrizioni, non comportano rischi né per bambini né per gli adulti, ergo, gli attuali utilizzi di glifosato non sarebbero pericolosi per la salute umana.

Lo stesso studio illustra anche che non ci sono indicazioni che i bambini siano maggiormente sensibili a questo agente e nemmeno che ci siano delle evidenze circa la possibilità che la sostanza provochi il cancro negli esseri umani.In ultima analisi, per l’Epa non c’è nessuna indicazione che il glifosato sia un distruttore endocrino.

Il glifosato in Italia

Ecco perché l’utilizzo del glifosato in Trentino dunque è consentito, seppur in quantità ridotte come spiega in queste dichiarazioni il Presidente di Coldiretti Trentino Gianluca Barbacovi:

La nostra posizione è quella di sempre e bisogna tener conto che molecole e principi attivi vanno sempre utilizzati con metodo e moderazione. Il problema casomai è l’abuso di prodotti chimici. Il consiglio di Coldiretti è di utilizzarlo esclusivamente laddove necessariotenendo conto che normalmente per ogni ettaro coltivato si diserba solo il 20% e che la sostanza può essere irrorata solo una volta all’anno.

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