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Eros e Coronavirus

Il 2020 è stato un anno orribile da molti punti di vita. Lo scoppio della pandemia ha fatto fin troppi danni di salute ed economici. Il Covid-19 ci ha tolto molto (ad alcuni ha portato via persone care) ed ha agito anche su sfere a cui non avevamo pensato. Il rapporto tra Eros e Coronavirus va analizzato e conosciuto. Uno studio recente ha chiaramente dimostrato che il Coronavirus ha fatto male anche alla nostra sessualità. L’aver trascorso più ore nella propria camera da letto non s’è tradotto in un’impennata di passione e intimità. Vediamo più nel dettaglio il tema.

La ricerca

Che non vadano di pari paso Eros e Coronavirus lo dimostrano gli scienziati. Un sondaggio britannico rivela, infatti, che:

un suddito di Sua Maestà su quattro è andato in bianco in questa pandemia al punto da non ricordare neppure quando ha avuto l’ultimo rapporto sessuale.

C’è chi obietta che i britannici siano freddini per natura ma la triste e sconsolante verità è che in Italia, terra di amatori più intraprendenti,  la musica non è stata diversa:

Un’altra indagine rivela che anche i cittadini italiani hanno visto un vero e proprio collasso della vita erotica in pandemia nell’83% dei casi.

Il sondaggio su Eros e Coronavirus effettuato in Gran Bretagna rileva che:

Su un campione di 10.000 intervistati dalla società di sextoys MysteryVibe, oltre il 25% di intervistati (soprattutto donne) ammette di essere stata privata del tutto delle gioie del sesso; oltre a questa significativa quota, si registra una generalizzata rinuncia ai piaceri dell’alcova, tanto che il resto del campione risponde alle domande proposte dal questionario in modo incompleto o elusivo. Niente sesso, siamo inglesi? Come dicevamo, anche tra i più focosi amanti latini le cose non sembrano molto diverse, dato che oltre 8 italiani su 10 ammettono di aver ceduto le armi.

Le cause

Perché non legano Eros e Coronavirus? Come riporta il quotidiano Il Giorno (LINK), le ragioni vanno cercate in questo lungo elenco:

  • l’ansia per la situazione generale;
  • il timore di essere contagiati;
  • la difficoltà di incontrarsi a causa del lockdown;
  • la noia dovuta alla reclusione;
  • la poca intimità dovuta alla presenza continua di altri familiari e di bambini.

Non è solo il timore di contrarre il virus quindi. Il desiderio ha una sua ritualità e non si accende a comando. Non ci sono bar, ristoranti e luoghi in cui fare aperitivi, dove spesso si sviluppano i primi approcci. Se scendiamo di fascia d’età, non ci sono scuole dove spesso i teen-ager iniziano a muovere i primi passi della loro sfera intima.. Non ci sono, infine, neanche gli uffici dove, statisticamente, si crea la maggior parte delle relazioni clandestine ed extra-coniugali.

L’esteta John Smith, poi, pone un quesito altrettanto valido sull’involuzione tra Eros e Coronavirus:

Come possiamo scoprirci attratti e incuriosirci davanti a un volto occultato dalla mascherina, in un momento in cui ci è stato consigliato di rifuggire anche il più tenue contatto fisico? Come stringerci una mano o scambiare una carezza? E se anche decidessimo di correre il letale rischio di sfiorare un centimetro di pelle nuda, l’odore inconfondibile dell’Amuchina nostra fedele compagna quotidiana che ci accompagna come una nuvola, sarebbe capace di ammazzare ogni velleità, prima ancora di sterminare germi e batteri!

Chi sono le vittime

Una volta capito che tra Eros e Coronavirus non c’è feeling, c’era da chiedersi se i mesi di confinamento abbiano penalizzato di più le coppie conviventi o quelle lontane. E’ emerso che chi ha vissuto il lockdown in distanza forzata, in un certo senso ha potuto coltivare il desiderio, soddisfacendolo in modo virtuale o facendo maggior ricorso alla fantasia. Chi è stato invece in clausura con il proprio partner si è trovato ad affrontare soprattutto la noia, non proprio amica dell’amore. Non solo.

A questo scenario va aggiunta ’inevitabile trascuratezza legata alla clausura domestica. Come spiega la ricerca inglese:

Anche chi non ha ceduto del tutto alle lusinghe della tutona da casa e non ha appeso il beauty case al chiodo, non sempre si è sentito al meglio del suo aspetto fisico. Il timore di farsi vedere ingrassati, con un corpo impigrito dalla mancanza di attività fisica, in una parola: non all’altezza della situazione, hanno spinto a una maggiore riservatezza sotto le lenzuola.

La situazione dei single

All’apice della piramide dei danni della mancata comunicazione tra Eros e Coronavirus ci sono stati i single, i più penalizzati di tutti perché privati della chance di fare nuovi incontri. Non a caso, il mercato britannico ha fatto registrare una vera impennata nelle vendite di sex toys e altri oggetti per il benessere, con un’espansione che nel primo semestre del 2020 ha fatto registrare un’impennata del 40% soprattutto tra gli acquirenti più giovani, nelle fasce 24-45 anni. Tra gli acquirenti, il 60% circa dichiara di voler regalare l’oggetto acquistato, mentre il restante 40 ammette di comprare per sé.

Insomma, col Covid-19 s’è ammalato anche l’amore.

 

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