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Variante brasiliana

A volte c’è da cedere allo sconforto. Il nostro compito nei confronti dei soci è quello di non mollare informando. Perché l’importanza della prevenzione è riconosciuta nella salute ma in pochi hanno capito che molto fanno anche le cose che si sanno. Noi invece ne siamo a conoscenza e per questa ragione creiamo costanti news su blog. Un tema che vale la pena affrontare in queste settimane è la variante brasiliana.

Cos’è la variante brasiliana

Se il vaccino per il Covid-19 ha donato nuova speranza per tutti perché s’intravede la fine del tunnel, l’arrivo delle varianti ha creato nuovo scompiglio. Sembra, infatti, che esista il pericolo che non tutti i cambiamenti del Coronavirus siano coperti dalla protezione che arriva da là. Non si saprà con certezza scientifica in quest’ora complessa ma è già tempo per avere, almeno, una definizione di variante brasiliana.

Ce la fornisce Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e componente dell’Unità di crisi Covid-19 della Liguria con queste parole:

La variante brasiliana E484K sembra essere una mutazione abbastanza significativa. Arrivano notizie di persone, come il caso di un’infermiera, che si sono reinfettate in un tempo anche breve perché il virus ha circolato in maniera indisturbata.

E’ molto simile alla variante Sudafricana, evidentemente riesce a sfuggire al nostro sistema immunitario. E’ chiaro che queste mutazioni vanno adeguatamente e meticolosamente studiate anche in Italia perché il virus sta circolando. Per studiare queste mutazioni occorrono però laboratori molto attrezzati e investimenti nella ricerca. Da qui ai prossimi mesi vedremo altre varianti del Coronavirus. Sappiamo che il vaccino può essere modificato, come già avviene per quelli antinfluenzali, per contrastarle.

Le dichiarazioni dell’immunologo

Sulla variante brasiliana parla anche lo specialista in Immunologia clinica e Allergologia e co-coordinatore della Scuola di specializzazione medica in Scienze dalla nutrizione – Dipartimento di Studi europei Jean Monnet Mauro Minelli che sostiene che:

La variante brasiliana del Coronavirus Sars-CoV-2 indiscutibilmente genera preoccupazione perché contiene un nucleo di mutazioni genetiche uniche, alcune delle quali rendono la proteina d’aggancio del virus alla cellula umana ‘invisibile’ agli anticorpi che l’uomo può avere prodotto, e d’altro canto perché ha evidentemente portato a un cospicuo incremento dei casi nei luoghi della sua identificazione.

Gli anticorpi umani prodotti contro la forma originaria del virus non riescono a neutralizzare questa nuova variante che riesce a eludere l’azione di blocco esercitata dalle cellule immunizzanti che, pur essendoci, non risultano pienamente efficaci. Quindi bisognerà applicarsi per cercare nel più breve tempo possibile di individuare le misure più adeguate per la protezione umana. Intanto continuiamo con l’immunizzazione verso ciò che è certo funzioni.

Cosa si sa sulla variante brasiliana

Quello che si sa finora sulla variante brasiliana di Coronavirus Sars-Cov-2, come pure sulle varianti inglese e sudafricana, è che non basta a far temere effetti negativi disastrosi per l’andamento dell’epidemia di Covid-19. Lo afferma anche la microbiologa dell’ospedale Sacco di Milano Maria Rita Gismondo, che all’Adnkronos Salute che riferisce che:

in questo momento, nel nostro laboratorio abbiamo trovato solo qualche soggetto con la variante Uk, soprattutto fra le persone arrivate dall’Inghilterra nei giorni festivi o prefestivi, mentre non abbiamo individuato ancora nessuno con la variante sudafricana né con la variante brasiliana.

Il discorso rimane sempre quello dell’indagine scientifica, della necessità di studi approfonditi. Che una variante abbia un impatto importante sulla diffusione del virus, sulla sua patogenicità o, cosa ancora più grave, sull’efficacia protettiva del vaccino, non può assolutamente rilevarsi con delle accidentali osservazioni. Bisogna studiare il fenomeno e capire prima di tutto cosa una determinata variante provoca, perché non basta che ci sia una mutazione genica: bisogna capire che cosa la mutazione genica comporta esattamente, sulla base di opportune evidenze scientifiche” che per adesso secondo Gismondo non sono ancora sufficienti.

 

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