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Rischi e benefici del vaccino AstraZeneca

La pandemia non è ancora giunta al termine. E’ vero che rispetto all’anno scorso ora si inizia a vedere una luce in fondo al tunnel ma è anche vero che sono tante le ragioni per cui non siamo ancora al capolinea. Una di questa è la vaccinazione in Italia, che sta subendo forti e continui ritardi e grandi difficoltà legate all’opinione pubblica. C’è chi crede che facciano più danni che miracoli e chi cerca di contestualizzare i dati in modo scientifico. E’ nostro compito con i nostri soci dare un’informazione corretta in tal senso e soprattutto fondata su basi scientifiche e non su basi gossipistiche. Ecco perché riportiamo questa bella intervista sui rischi e benefici del vaccino AstraZeneca.

L’intervista sui rischi e benefici del vaccino AstraZeneca

La biologa Barbara Gallavotti, nel corso della trasmissione “Dimartedì” (La7), fuga tutti i dubbi sui vaccini AstraZeneca e non solo.
Riguardo al vaccino anglo-svedese, spiega:

In un numero molto piccolo di persone che si erano vaccinate con AstraZeneca, si sono manifestate, qualche giorno dopo dalla prima dose, delle forme di trombosi rarissime, caratterizzate tra l’altro da una forte carenza di piastrine. Non si tratta però di trombosi comuni, che, a prescindere del Covid, in Italia ammontano a circa 166 al giorno.

Parliamo di trombosi rare che a volte, per esempio, sono connesse a trattamenti con eparina. L’Ema ha analizzato 86 segnalazioni di queste trombosi su 25 milioni di persone vaccinate, ovvero un caso ogni 300mila vaccinati. Di questi 86 casi di trombosi, 62 si sono verificati al livello del cervello e 24 al livello dell’addome. Diciotto sono stati casi fatali, ossia un caso ogni milione e 400mila vaccinati. Quindi, sono casi molto rari.

Non solo. Sui rischi e benefici del vaccino AstraZeneca la Gallavotti sottolinea:

Questi casi vanno seguiti con molta attenzione, perché bisogna capire se ci sono categorie di persone particolarmente esposte a questo rischio. Non ci sono dati che indicano con sicurezza queste categorie, ma un sospetto c’è. Bisogna avere paura? La nostra scelta è tra l’assumerci un rischio molto piccolo con AstraZeneca, prendendo tutti i benefici del vaccino, e l’assumerci il rischio di ammalarci di Covid con tutte le conseguenze. Quindi, abbiamo un piccolo rischio che però dobbiamo confrontare con un beneficio decisamente rilevante.

Il vaccino Johnson & Johnson

Chiari i rischi e benefici del vaccino AstraZeneca, la biologa, infine, si sofferma sul vaccino Johnson & Johnson:

Negli Usa si sono visti 6 casi di trombosi, assolutamente simili a quelle relative ad AstraZeneca, su circa 7 milioni di vaccinati. Quindi, parliamo sempre di numeri estremamente piccoli. Ovviamente possiamo renderci conto degli effetti collaterali di un vaccino solo quando comincia a essere somministrato su grandi numeri di persone. Pertanto, bisognerà stare a vedere.

Questo è un vaccino che sembra avere una copertura molto buona contro il virus, ma dipende anche dalle zone del mondo in cui è stato sperimentato e quindi probabilmente dalle varianti prevalenti in quelle aree geografiche.

Negli Stati Uniti si stima che il vaccino Johnson & Johnson protegga contro tutte le forme della malattia al 72%; nel Sudafrica al 64%; in Brasile al 61%. Ma la protezione contro le forme gravi della malattia si aggirerebbe tra l’82 e l’86%. Naturalmente bisognerà vedere cosa farà questo vaccino sul campo, se gli sarà permesso di essere ancora utilizzato.

Quali varianti Covid esistono

Per concludere la panoramica su questo tema dei rischi e benefici del vaccino AstraZeneca, spieghiamo ai nostri soci quali raz esistono. Ecco le principali.

Variante inglese B.1.1.7

Arrivata sul continente attraverso la Svizzera, è la più diffusa in Italia: è segnalata ormai in quasi tutte le regioni e, forte di una contagiosità molto alta, si propaga rapidamente: in Campania l’incidenza è salita dal 7 al 20% nel giro di un paio di settimane. In Lombardia, dove rappresenta il 30% dei tamponi positivi e presto potrebbe salire al 60-80%, l’insorgere di focolai di variante inglese ha portato la Regione a mettere quattro Comuni in zona rossa da oggi alle 18. Un’altra regione colpita duramente dalla variante inglese è l’Umbria, ormai quasi per due terzi zona rossa.

Variante brasiliana P1

Meno diffusa di quella inglese, è presente soprattutto al centro Italia, in particolare in Umbria e Abruzzo. Preoccupa perché, dai primi studi, sembrerebbe più resistente alle terapie e ai vaccini fin qui sviluppati.

Variante sudafricana B.1.351

Poco diffusa in Italia, è guardata con molta attenzione dal mondo scientifico perché sembrerebbe la versione più aggressiva del Covid. Sei casi di mutazione sudafricana sono stati segnalati in Alto Adige, uno in Liguria.

Variante ‘napoletana’ B.1.525

Individuata nell’ambito di una ricerca dell’Istituto Pascale e dell’Università Federico II di Napoli, è ancora semi-sconosciuta. Finora, infatti, ne sono stati individuati soltanto 32 casi in Gran Bretagna e pochi altri casi sparsi in Nigeria, Danimarca e Stati Uniti. Sembrerebbe simile a quella inglese.

Variante scozzese N439K

Il pimo caso italiano della mutazione scoperta per la prima volta in Scozia risalirebbe a una settimana fa, a Trieste, mentre altri due casi sarebbero stati individuati in provincia di Varese. Pochi i dati a disposizione della comunità scientifica, ma sembrerebbe assodato che la mutazione sia avvenuta dal virus inglese: ci si trova dunque di fronte a una variante della variante.

 

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