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Peste suina

Ci mancava solo la peste suina ma non serve a nulla mettere la testa sotto la sabbia. In un momento (lungo) in cui il mondo è sotto pandemia e dove le altre malattie non hanno di certo smesso di esistere, quest’emergenza potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso. Piangere sul latto versato non aiuta però. E’ tempo di agire. Ecco perché, nella capitale italiana, sta per partire il piano straordinario che prevede l’abbattimento degli ungulati romani. Si tratta di una misura forte nata col preciso scopo di contenere la diffusione della peste suina africana nel Lazio. A Roma finora è stato accertato un caso, ma in tutta Italia ce ne sarebbero 110!

La peste suina a Roma

Non c’è da abbandonarsi al panico ma fonti attendibili sulla peste suina sostengono questo:

Dopo l’istituzione di una zona rossa all’interno del Grande Raccordo Anulare e di una zona d’attenzione, la Regione Lazio ha valutato il prossimo passo per contrastare il diffondersi della peste suina africana nei suoi territori.

Qual è? Abbattimento dei cinghiali a Roma e dintorni. Con buona pace degli animalisti (e degli animali), il numero degli esemplari sarebbe lievitato a dismisura, rendendo impraticabile qualunque altra decisione. E così nella capitale hanno optato per agire con il pugno di ferro, dando il via a “un bagno di sangue”.

Le strade percorribili

Secondo alcuni sarebbe stato più sensato lavorare aduna gestione più efficace dei rifiuti, misura che frutterebbe nel tempo a differenza della strage che si sta per compiere, non è l’opinione delle istituzioni. Anzi:

Nelle prossime ore inizieranno perciò gli abbattimenti selettivi come disposto dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa. Il direttore dell’Istituto sperimentale Zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta Angelo Ferrari, già nominato a gennaio Commissario per la gestione per l’emergenza della peste suina, aveva definito la situazione critica.

Cosa si spera di ottenere

Andando a ridurre sensibilmente il numero degli ungulati, si tenterà di impedire che l’epidemia di peste suina africana si diffonda oltre l’area settentrionale di Roma. Numeri alla mano, per completezza d’informazione, va detto che al momento è solamente uno il caso di peste suina accertato nella capitale ma da diverse parti sostengono che ce ne sarebbero degli altri.

I rischi della peste suina

Al netto della validità o meno della soluzione scelta per risolvere l’emergenza, va spiegato che:

La forma virale di peste suina non è trasmissibile all’uomo, ma solamente tra maiali e cinghiali. La paura per quest’ultima specie cresce comunque tra gli abitanti di Roma dato che i cinghiali, con cuccioli annessi, sono stati avvistati in moltissime strade romane.

Le segnalazioni in tal senso, d’altronde, da parte dei residenti sono numerose e provengono ormai da quasi tutti i quartieri della città. La maggior parte riguarda tuttavia l’area Nord di Roma.

La risposta della LAV

Non ci stanno le associazioni animaliste a questa mattanza causata dalla peste suina:

Secondo le più importanti agenzie stampa, contro un piano di abbattimento straordinario degli ungulati si sono esposti già molti animalisti. La LAV aveva chiesto alla Regione di non utilizzare il caso di peste suina di Roma come pretesto per una mattanza come avvenuto in Piemonte.

Il portavoce Maurizio Lombardi Leonardi si sincera di non essere travisato dichiarando le seguenti parole:

L’ipotesi dell’abbattimento sarebbe dovuta rimanere una possibilità confinata poiché barbara e controproducente. Al sottosegretario Costa, vorrei dire che il problema dei cinghiali sono i rifiuti onnipresenti a Roma, la peste suina non si combatte con l’abbattimento di queste povere creature mettendo in campo un esercito di cacciatori assetati di sangue. Roma non è il Far West, uccidere i cinghiali non porterà i risultati auspicati, causa gli abbattimenti assisteremo ad un moltiplicarsi di cucciolate. Non abbiamo bisogno di un’ altra strage di queste innocenti creature, il loro sangue è già stato versato a Roma. Io non dimentico.

La peste suina esiste e non bisogna prenderla sotto gamba ma anche con la giusta moderazione non facendo pagare il prezzo più alto a gli animali, vittime di gestioni non competenti che avrebbero potuto risolvere la questione in maniera più civile e a monte. Misure preventive… queste sconosciute.

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