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Coronavirus e salute mentale

Lo dicevano i nostri avi ed è ancora valido: “Mens sana in corpore sano”. Durante tutto il periodo dell’emergenza Coronavirus e il consequenziale lockdown, la questione è stata dura non solo per i fatti più evidenti come la morte di persone care e la sofferenza di tante altre. La nostra società, per come la conosciamo, è stata presa e messa dentro ad una lavatrice. Tutto s’è sconvolto, comprese le nostre vite, e questo ha generato in diverse persone risvolti psicologici altrettanto pericolosi e bisognosi di essere considerati in primo piano. La connessione Coronavirus e salute mentale è delicata e va tenuta sempre in cima all’agenda.

L’impatto nascosto del Coronavirus

Sono sempre di più gli esperti che sostengono che la pandemia di Covid-19 ha un impatto nascosto, non registrato nei bollettini della positività al virus o nei ricoveri in terapia intensiva. Di cosa si tratta? Principalmente:

di preoccupazioni e ansie connesse in maniera più o meno diretta al virus, dalla paura del contagio alle difficoltà lavorative dovute alla crisi, stanno colpendo duro la salute mentale della popolazione.

Come spesso accade nel caso delle malattie mentali, il problema più grande è che non si vogliono ammettere. Un ginocchio rotto o sanguinante lo vedono tutti, un disturbo della testa è negato prima di tutto dal diretto interessato. Ci sono tanti pregiudizi in merito ma si può fare qualcosa di concreto per andare avanti.

Come sciogliere il nodo Coronavirus e salute mentale

Alo scopo di abbattere il muro dei pregiudizi nei confronti dei pazienti con problemi psicologici da Coronavirus, facendo in modo che chiedano aiuto e non si sentano soli, è stata concepita e lanciato la campagna #insiemeperlasalutementale.

Questa campagna sul Coronavirus e salute mentale si basa su stime che indicano che, dal punto di vista del benessere mentale, si sta profilando un autunno difficile, in cui:

più di una persona su due potrebbe soffrire di disturbi mentali dopo il lockdown.

Le parole degli psichiatri

Chi meglio degli psichiatri possono dire la loro sul nesso tra Coronavirus e salute mentale? E allora, in merito, parla presidente della Società Italiana di Psichiatria Massimo di Giannantonio che così si esprime:

Prima del Covid-19 si stimava che nel 2030, cioè tra meno di 10 anni, le malattie della mente supereranno le malattie cardiovascolari diventando le più diffuse al mondo: considerando l’enorme aumento di casi avuto in questo periodo tra pre e post lockdown, non è escluso che questo sorpasso possa avvenire addirittura prima, se non è già avvenuto.

Abbiamo calcolato che i servizi di salute mentale avranno il 30 per cento di pazienti in più, ovvero 300mila nuovi casi che si sommeranno ai 900mila già in carico alle strutture; a questo si aggiunge la sempre bassissima propensione all’investimento pubblico nel campo della salute mentale.

L’Italia, con il suo 3,2 per cento, resta fanalino di coda in Europa che ha medie superiori al 5 per cento: abbiamo meno medici, meno personale, meno operatori dedicati a questo settore sempre più importante della salute pubblica che oggi rischia il default.

C’è poco da girarci intorno. Sta iniziando un nuovo inverno in cui la scoperta del vaccino del Coronavirus non è alle porte e un possibile secondo lockdown non è da escludersi. Cerchiamo di fare del bene e farci del bene ricordandoci che presidente della Società Italiana di Psichiatria possono tristemente convivere e cerchiamo di munirci di tutti gli strumenti necessari per superare questa battaglia.

Parliamo con le persone, con i nostri acri. Si può fare anche a distanza grazie alla tecnologia e questo gap ormai colmato va sfruttato al meglio in tal senso. La solitudine diminuisce quando si può interloquire e, soprattutto, è meglio avere un referente con cui comunicare se si ha voglia di individuare, contrastare e superare un problema di salute mentale.

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