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Come si cura il Covid a casa

La situazione Covid-19 in Italia non è delle migliori. I numeri dei contagi salgono giorno dopo giorno e le varianti sono sempre di più. Tutto questo genera dubbi e confusione nelle persone che non sanno come muoversi quando s’infettano. Essendo noi nella sanità da 70 anni sappiamo quanto possa esser importante fornire informazioni chiare su un tema così caldo. Ecco perché siamo andati in rete a scovare questa bella intervista della dottoressa Annabella Campiotti che spiega come si cura il COVID a casa.

L’intervista

Dottoressa, quali sono le linee guida che a oggi i medici curanti hanno in merito a pazienti che dichiarano di essere positivi al Covid?

Data l’estrema contagiosità della variante Omicron, è bene continuare a tenere comportamenti prudenti, rispettare l’autoisolamento e le altre norme quarantenarie. E soprattutto effettuare la dose vaccinale di richiamo. Le linee guida cambiano velocemente ed è una gestione difficile per tutti, sia per i sanitari che per i dirigenti di ATS. Unica certezza per noi medici è l’inserimento nel portale dedicato ai pazienti Covid che, a seconda della storia clinica, se vaccinato e con quante dosi, imposta l’isolamento. È importante chiarire anche cosa si intende per quarantena e isolamento. L’isolamento dei casi di documentata infezione da SARS-CoV-2 si riferisce alla separazione delle persone infette dal resto della comunità per la durata del periodo di contagiosità, in ambiente e condizioni tali da prevenire la trasmissione dell’infezione. La quarantena invece si riferisce alla restrizione dei movimenti di persone sane per la durata del periodo di incubazione, ma che potrebbero essere state esposte a un agente infettivo, con l’obiettivo di monitorare l’eventuale comparsa di sintomi e identificare tempestivamente nuovi casi.

Una volta accertata la positività del soggetto, quali sono le cure domiciliari previste?

La terapia consiste nello “spegnere l’infiammazione” somministrando esclusivamente paracetamolo, per qualunque sintomo (va da sé che in caso di tosse si può abbinare ad esempio uno sciroppo omeopatico), senza dimenticare che l’auto medicazione può essere pericolosa. La febbre tendenzialmente dura tre giorni, parlando di pazienti vaccinati. Per i non vaccinati la situazione può protrarsi anche due settimane e la carica virale è nettamente più forte. È importante consultare il proprio medico, sia per ricevere la migliore assistenza possibile, sia per informare lo specialista. Senza un aggiornamento permanente anche noi medici possiamo fare errori molto gravi. Ad esempio: molte delle informazioni sulle terapie anti Covid-19 a tutt’oggi non hanno raggiunto la popolazione medica, penso alla Clorochina e alla Azitromicina, farmaci che all’inizio dell’epidemia parevano essere utili, poi sono stati controllati in studi globali condotti secondo tutte le regole dell’evidenza che ne hanno dimostrato chiaramente l’inutilità.

Quando invece il medico richiede l’ospedalizzazione?

L’indicazione al ricovero c’è quando si presenta un quadro clinico complicato. Non si può generalizzare, ma va valutato per ogni singolo paziente. Potrei parlare di dispnea (difficoltà nel respirare) a riposo o dispnea per sforzi lievi (es. difficoltà nell’eloquio), riduzione della saturazione di ossigeno al di sotto del 90% durante il test del cammino, alterazioni quali confusione, cambio nel comportamento, o altri segni o sintomi di ipo perfusione e/o ipossia (es. ipotensione, anuria, cianosi, sindrome coronarica acuta) e sincope. In tutti questi casi, siamo sicuramente spinti a richiedere una tempestiva ospedalizzazione.

Cosa aspettarci dai monoclonali e dai nuovi farmaci in commercio?

La rapida scoperta dei monoclonali ci ha fornito un farmaco che ha un impatto clinico enorme, soprattutto sul paziente fragile. Entro 72 ore dal test positivo congelano la malattia. Una dose di anticorpi monoclonali, somministrata al paziente con Covid-19 nei primi tre giorni di infezione, in una sola ora riduce di oltre l’80% il rischio di ricovero ospedaliero. Non solo; evita la malattia severa, quindi la terapia intensiva o addirittura il decesso, e costa infinitamente meno di un ricovero.
Stanno poi arrivando anticorpi monoclonali in grado anche di fare prevenzione prima del contagio e altri ancora potranno essere utilizzati subito dopo un possibile contagio, sempre a scopo preventivo. Va specificato che non è il medico di base a prescrivere i monoclonali né si possono comprare in farmacia, ma è l’ospedale che decide per tale somministrazione secondo criteri precisi, e non tutti gli ospedali ne sono provvisti.
È anche già arrivato in alcuni ospedali un nuovo antivirale in compresse che si chiama Monlupiravir, che potrà essere assunto anche domicilio. Decisiva per il loro utilizzo la collaborazione tra ospedale e medici di medicina generale. Anche in questo caso, però, a prescriverlo è esclusivamente l’ospedale.

I contagi Omicron

Capito come curare il COVID a casa, c’è da riflettere sui contagi Omicron:

Il numero di casi di Covid è aumentato notevolmente nella regione europea dell’Oms nell’ultima settimana, principalmente nei Paesi dell’Europa occidentale. Ciò è principalmente causato dalla rapida diffusione di Omicron, soprattutto negli adulti più giovani al momento.

Si prevede che l’ondata di Omicron raggiungerà il picco in Europa e in Asia centrale entro la fine di gennaio 2022, con oltre 8 milioni di casi segnalati ogni giorno, il doppio del numero che osserviamo ora.

I numeri in discussione sono connessi alla presenza dei no vax in terapia intensiva. che al momento si attesta al 13% con una percentuale di mortalità di oltre l’80% superiore ai vaccinati. Non a caso, alcune nazioni come la Germania hanno imposto un lockdown per i no vax. Pare che i numeri dei contagi siano calati di oltre il 42%. E’ complesso non considerare percentuali così consistenti quando si parla di diritto alla libertà individuale contro diritto alla salute della comunità.

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