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Alzheimer

I problemi nati nel periodo della pandemia sono tanti. Sono morte tante persone e molte altre sono in terapia intensiva. I casi dei contagi salgono ogni giorno e una secondata ondata in stile anno scorso non si esclude. Alcuni, addirittura, si preparano fisicamente e mentalmente per un nuovo lockdown e l’Italia s’impegna a fare (piccoli) passi in avanti. Eppure c’è un altro (ennesimo) campanello d’allarme da non lasciare inascoltato. L’Alzheimer, una malattia sempre presente che non può essere messa da parte.

I danni dell’Alzheimer

Soffrire d’Alzheimer non è un disturbo secondario. Purtroppo la malattia ha una forte mortalità e, soprattutto, ha un’escalation nel soggetto che ne comporta pesanti conseguenze sociali con gli affetti e progressiva distruzione dei punti fermi del paziente. Chi ne soffre è destinato a perdere il lavoro e l’interazione con i cari e, alla lunga, è destinato a perdere il contatto con la realtà. Ecco perché non si arresta la ricerca. Ultimamente è uscito fuori qualcosa degna di essere raccontata.

L’azione della dieta

Se l’Alzheimer è come una macchina senza freni lanciata a tutta velocità su un rettilineo, almeno è possibile cercare qualcosa che ne rallenti la corsa. La cura definitiva sembra purtroppo chimerica ma le opportunità di ridurre l’impatto dei sintomi è già una realtà. Lo dimostra la recente scoperta che sostiene che:

seguire una dieta alimentare equilibrata rallenta notevolmente il progredire dell’Alzheimer.

La ricerca

Dietro all’affermazione che una dieta equilibrata faccia rallentare l’avanzamento dell’Alzheimer c’è una ricerca dell’Australian National University pubblicata in un articolo sul Journal of the American Geriatric Society. Al suo interno:

gli studiosi hanno descritto il loro lavoro, eseguito nel corso di un semestre su 119 persone e sulle loro modifiche dello stile di vita.

Gli anziani sono stati divisi in due gruppi: uno, controllato da dietologi e fisiologi, che doveva tenere il cervello allenato e seguire la dieta mediterranea, l’altro, invece, doveva seguire una serie di istruzioni on line per cambiare in modo indipendente il proprio stile di vita.

Quello che è emerso alla fine dei sei mesi è che chi faceva parte del gruppo guidato aveva un rischio inferiore di Alzheimer e migliori capacità cognitive rispetto a chi, invece, ha dovuto fare da solo.

Il ricercatore che ha ideato il programma e che ha seguito la ricerca, Mitchell McMaste, ha dichiarato:

Le persone che hanno riferito di avere un declino cognitivo o sintomi lievi relativi alla malattia di Alzheimer sono state in grado di capovolgerlo grazie a cambiamenti per uno stile di vita attivo con l’esercizio fisico, una dieta sana e l’allenamento del cervello. Questo studio conferma davvero che per coloro che già soffrono di declino cognitivo non è mai troppo tardi per apportare alcune modifiche positive al proprio stile di vita, per ridurre il rischio di demenza.

I numeri dell’Alzheimer in Italia

I numeri dell’Alzheimer sono impressionanti:

ogni 3 secondi una persona nel mondo sviluppa una forma di demenza di cui l’Alzheimer rappresenta la forma più frequente: ne soffre il 60-70% di tutti i soggetti affetti da demenza, per un totale di 50 milioni di persone nel mondo, in prevalenza donne.

Cifre che, stando alle valutazioni fatte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sono destinate a triplicare entro il 2050, trattandosi di una malattia tipicamente associata all’invecchiamento. E in Italia?

Essendo il secondo paese più longevo al mondo, sono:

  • 241.000 gli individui affetti da demenze;
  • di questi oltre 600.000 le persone colpite da Alzheimer;
  • circa 3 milioni i soggetti direttamente o indirettamente coinvolti nell’assistenza ai malati.

L’importanza della prevenzione su un tema come Alzheimer diventa ancora più preminente. State collegati e noi cercheremo tutte le informazioni più importanti sul tema per voi.

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