
Ci si interroga molto sull’uso dei test salivari in Italia. Statisticamente, infatti, è stata rilevata una dicotomia tra chi a stento si è sottoposto a 3 tamponi nasali prima del vaccino e chi ne ha consumati con cadenza settimanale. Quest’ultima categoria sarà del tutto “liberata” con l’arrivo di questo genere di test perché molto meno costoso (alla lunga incide nel budget familiare) e e perché più facile da usare. Pensate all’uso massiccio che se n’è dovuto fare per i bambini che, per rientrare in classe dopo un sospetto di contagio, dovevano avere il nulla osta del medico pediatra curante e i risultati negativi del tempone. A fare luce (ed ordine) sul tema arriva un’interessante circolare ministeriale sui test salivari.
Le dichiarazioni delle istituzioni
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, in un’intervista di Anna Ammirati nel nuovo programma “C’era una volta” su Rai Radio 1, che va in onda il sabato alle 11, ha così commentato l’argomento caldo:
I dati che raccogliamo dicono che i vaccini sono efficaci e sicuri, sono la chiave per aprire una fase diversa e simbolo di libertà. Con gli indecisi il dialogo va tenuto aperto e bisogna insistere con garbo e intelligenza e mai essere aggressivi.
È umano avere paura: la mia è il trascorrere del tempo, e temevo che i vaccini non arrivassero in tempo.
Cosa dice la circolare ministeriale sui test salivari
A dare man forte al ministro, poi, giunge una nuova circolare del ministero della Salute dal titolo “Aggiornamento delle indicazioni sull’impiego dei test salivari per il rilevamento dell’infezione da SARS-CoV2′ che:
indica che i test molecolari su campione salivare, almeno in una prima fase di avviamento, potranno essere considerati un’opzione alternativa ai tamponi oro/nasofaringei esclusivamente in alcuni contesti, come nell’ambito di attività di screening in bambini coinvolti nel Piano di Monitoraggio della circolazione del virus SarsCoV2 in ambito scolastico o per anziani nelle Rsa, disabili e sanitari. I test antigenici rapidi su saliva non sono invece al momento raccomandati.
Dove trovare i test antigenici rapidi su saliva
Alla luce di quanto detto nella circolare ministeriale sui test salivari:
Non sono al momento raccomandati come alternativa ai tamponi oro/nasofaringei, in quanto non raggiungono i livelli minimi accettabili di sensibilità e specificità. Inoltre, i test antigenici su matrice salivare sono al momento esclusi dall’elenco comune europeo dei test antigenici rapidi validi per ottenere la Certificazione verde COVID-19, indica la nuova circolare del ministero della Salute con particolare riferimento al monitoraggio della circolazione virale in ambito scolastico.
Il monitoraggio nelle scuole
Comunque, sempre dalla circolare ministeriale sui test salivari, si evince che la raccolta del campione salivare, nell’ambito del piano di monitoraggio scolastico della circolazione di SARS-CoV-2:
potrà essere effettuata anche con modalità di auto-prelievo a domicilio da parte dei genitori/tutori, seguendo un preventivo iter formativo per il conseguimento della necessaria confidenza con i dispositivi di raccolta.
Questo significa che, considerando quanto sia facile raccogliere il campione e quali siano i vantaggi derivanti dalla minimizzazione dell’intervento di personale sanitario, la strada è tutta da percorrere. Un esperto immunologo così commenta.
L’opinione dell’esperto
Sergio Abrignani, immunologo dell’Università di Milano e membro del Comitato tecnico scientifico. Sul tema dice:
I test salivari non sono invasivi come i tamponi nasali. Sono antigenici, quindi rapidi, e molto semplici da eseguire. Danno il risultato in cinque minuti. Non sono ovviamente precisi come i tamponi molecolari, ma per gli screening su grandi numeri sono un aiuto valido. Possiamo pensare a test ripetuti una o due volte alla settimana su tutti gli studenti.
La capacità produttiva dei test salivari a livello mondiale ormai c’è. Gli Usa hanno in programma di usarne 500 milioni alla settimana, la Germania alcune decine di milioni. In Italia si potrebbe partire con 10 milioni a settimana, da usare in parte nelle scuole fra gli studenti, che non sono vaccinati, e in parte per far ripartire alcuni settori dell’economia.