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Perché curare il fegato

La salute è tutta concentrata sull’emergenza Coronavirus ed è giusto così. Ma non bisogna dimenticare di fare prevenzione anche sul resto dei nostri problemi. E lo si fa anche leggendo con attenzione le novità in merito. Una recente è che si è scoperto quanto connessi siano il fegato e il cuore. A prima vista hanno ben poco in comune, eppure sono legati a doppio filo e se uno dei due non è in buona salute, pure l’altro può avere qualche problema. Recenti studi scientifici ed esperienza clinica lo hanno ormai stabilito con certezza. Vediamo più nel dettaglio la questione.

Gli studi

Perché curare il fegato? Per fare bene al cuore. L’ultima conferma arriva da uno studio dell’Iowa State University pubblicato su Nature Communications, che grazie a esperimenti su animali di laboratorio ha dimostrato che:

ringiovanire il fegato intervenendo su geni fondamentali per la funzione epatica riporta indietro anche le lancette dell’invecchiamento cardiaco.

Gli autori sperano di trovare il modo per far lo stesso anche nell’uomo, ma nell’attesa della pillola che ringiovanirà i due organi è bene pensare al benessere di entrambi e specialmente al fegato.

I rischi dell’accumulo di grasso

Perché curare il fegato? Per evitare l’accumulo di grasso nel fegato che, come spiega Pietro Lampertico Direttore dell’Unità di Gastroenterologia ed Epatologia del Policlinico di Milano:

agisce sui meccanismi alla base della steatosi che sono gli stessi che provocano anche un aumento del pericolo per cuore e vasi: il principale è l’insulino-resistenza (cioè l’incapacità delle cellule di rispondere adeguatamente all’ormone che gestisce l’utilizzo del glucosio, ndr) e non a caso oltre la metà dei pazienti con diabete ha anche il fegato grasso. I pazienti con insulino-resistenza moriranno in alcuni casi di problemi epatici, se la steatosi progredisce portando prima a un’infiammazione del tessuto epatico, la cosiddetta steatoepatite, e poi alla fibrosi e alla cirrosi, che danneggia l’organo in modo irreparabile e apre la strada al tumore epatico; oppure, in percentuale maggiore, moriranno per colpa di malattie cardiovascolari.

Anche il Presidente della Società Italiana di Cardiologia Ciro Indolfidice la sua sul perché curare fegato:

La steatosi è l’espressione epatica della sindrome metabolica, una condizione clinica in cui coesistono un assetto lipidico alterato, con trigliceridi alti e colesterolo “buono” Hdl basso, l’aumento della pressione arteriosa, la glicemia alta e un girovita abbondante, indicativo di obesità addominale. Nei pazienti con steatosi ci sono spesso infiammazione cronica e disfunzioni dei vasi sanguigni che favoriscono o peggiorano l’ipertensione arteriosa: il risultato è che avere il fegato grasso comporta un’incidenza più alta di eventi cardiovascolari come l’infarto.

L’importanza di guardare i segnali

In tanti sono convinti che avere la steatosi sia un problema di poco conto o un disturbo isolato. Non è così: spesso proprio il fegato grasso è il primo campanello d’allarme della sindrome metabolica. Lo stretto legame fra cuore e fegato implica perciò che i pazienti con problemi epatici valutino anche le condizioni dell’apparato cardiovascolare e viceversa. Quindi:

siccome è assai più probabile sapere di avere i trigliceridi borderline piuttosto che il fegato un po’ compromesso, è più frequente che debba preoccuparsi di dare un’occhiata al fegato chi già sa di avere cuore e vasi a rischio. La steatosi infatti non dà alcun sintomo ed è per giunta poco nota, così è raro che sia identificata per prima rispetto al colesterolo alto o l’ipertensione.

Fare test regolari

E’ chiaro perché curare fegato ma come?

Innanzitutto, facendo regolarmente gli esami del sangue per valutare i parametri di funzionalità epatica; in alcuni casi, tuttavia, i valori possono essere normali anche se c’è steatosi. Spesso il sospetto arriva con un’ecografia addominale eseguita per altri motivi; tuttavia è un test non troppo specifico e capace di diagnosticare con certezza la steatosi solo quando interessa oltre il 30 per cento del fegato. Per una diagnosi precisa si ricorre perciò al Fibroscan, un esame che attraverso una sonda simile a un ecografo misura l’elasticità epatica e quindi il grado di fibrosi; da circa un anno la macchina può essere equipaggiata anche con il Cap (acronimo per Controlled Attenuation Parameter, un software di misurazione, ndr) che per la prima volta misura proprio la quantità di grasso nel fegato.

Sapete perché curare fegato. Iniziate con una buona dieta.

 

 

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