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Studi sui bambini contagiati in Italia dal Coronavirus

Siamo ormai a settembre e la situazione per le famiglie italiane è davvero complessa. Ancora non è chiaro se davvero i figli potranno tornare con regolarità a scuola perché una seconda ondata di Coronavirus è sempre dietro la porta. Alcuni scienziati ne minimizzano le possibilità ma, in realtà, nessuno si è mai lanciato in una smentita ufficiale di questa opzione. C’è qualcosa che però può rincuorare tutti i genitori d’Italia: sono arrivati i risultati ufficiali sui casi dei bambini contagiati in Italia dal Coronavirus.

Lo studio sui bambini contagiati in Italia dal Coronavirus

Su questo tema arriva uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che porta buone notizie: sembra che gli scienziati confermino la scarsa suscettibilità dei più piccoli al contagio da SARS-CoV-2. In effetti, in Italia, i casi dei positivi con media di 11 anni sono circa l’1.8% su totale (anche se con patologie preesistenti la probabilità di malattia seria raddoppia).

Questa ricerca è stata condotta dal Reparto di Epidemiologia, Biostatistica e Modelli matematici e dal Dipartimento Malattie Infettive dell’ISS, con la partecipazione del Ministero della Salute e dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, e dimostra di fatto che, anche per i bambini, il fattore di rischio quasi determinante per una malattia a rischio è, come negli adulti, la presenza di malattie preesistenti.

I numeri

Lo studio sui bambini contagiati in Italia dal Coronavirus operato dall’Istituto Superiore di Sanità ha fatto emergere che tra coloro che hanno manifestato sintomi, la malattia:

  • è stata lieve nel 32,4% dei casi;
  • grave nel 4,3%, in particolare nei bambini fino ai 6 anni (10,8%);
  • tra i 511 pazienti ospedalizzati, il 3,5% è stato ricoverato in terapia intensiva con quattro decessi (due dei quali con meno di 1 anno e due tra 5 e 6 anni).

Le dichiarazioni

Sul tema arrivano le seguenti precisazioni dall’ISS:

Tutti e quattro i bambini sono deceduti per un deterioramento di condizioni di base già molto compromesse per cui l’impatto dell’infezione da SARS-CoV-2 potrebbe aver aggravato la situazione, ma non sembra possa essere considerata la causa principale della morte.

I medici hanno poi osservato che l’aumento di età (comunque nella fascia pediatrica) favorisce casi meno gravi, confermando inoltre che un rischio più che doppio risulta associato a patologie preesistenti.

La conferma

Questi risultati corroborano il lavoro di Vo’ Euganeo recentemente pubblicato su “Nature”, da cui emergeva, tra le altre cose, che:

i bambini sono generalmente meno contagiosi ma solo dopo l’anno di età, come conferma lo stesso Andrea Crisanti, Direttore del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova, che ha guidato lo studio.

Lo stesso esperto, inoltre, intervenuto il 14 luglio nel programma In Onda de La7, ha sottolineato come:

qualsiasi misura di prevenzione sulla scuola dai 6 ai 13 anni è inutile perché una volta usciti di classe i piccoli possono fare quello che vogliono. Ma che sarebbe auspicabile non concedere l’accesso in classe a bambini e ragazzi provenienti da aree geografiche con contagi o cluster accertati.

Il nesso tra bambini contagiati in Italia dal Coronavirus e riapertura delle scuole

I dati resi pubblici dall’Iss suggeriscono che i casi pediatrici di Covid-19 sono meno gravi rispetto alle altre classi di età, tuttavia, se il bambino ha meno di un anno e se sussistono condizioni patologiche preesistenti, subentrano fattori di rischio di gravità della malattia. Ecco perché le misure di controllo andrebbero mantenute ed eventualmente implementate per proteggere i bambini più vulnerabili.

La riapertura delle scuole, piuttosto, racchiude un rischio meno noto:

Anche se ad oggi l’epidemia di Covid-19 ha colpito in maniera piuttosto limitata i neonati, i bambini e gli adolescenti, non sì è ancora potuto valutare un reale impatto della malattia a causa del distanziamento sociale e della chiusura delle scuole quasi al comparire dell’emergenza. Inoltre la popolazione pediatrica nella trasmissione del virus potrebbe giocare un ruolo attivo.

Nel frattempo nella Regione Lazio ha dato il via libera all’educazione all’aperto (LINK) e questa esperienza potrebbe essere molto utile anche come misura anti contagio. Noi di Cassa Mutua Lazio continueremo a tenere monitorata la situazione per i nostri soci. Perché la prevenzione passa anche dall’informazione.

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