
L’estate è ormai alle spalle e, in un modo o nell’altro, siamo riusciti a farcela. Sembrava impossibile nei mesi di marzo ed aprile, quando è esplosa la pandemia globale, eppure, seppur con le giuste restrizioni del caso, gli italiani hanno fatto il bagno al mare o le escursioni ad alta quota godendosi le meritate ferie. Quello che non deve sfuggire, però, è il problema all’aumento dei casi di contagi nelle ultime settimane… numeri che, purtroppo, non sono solo traducibili con asintomatici ma anche con la registrazione dell’aumento delle terapie intensive. Per evitare di farci trovare tutti impreparati come “la prima volta” iniziamo a parlarne e a cercare di guardare in faccia la realtà per tempo.
La salita dei casi di Coronavirus
E’ massima l’attenzione sui numeri in salita di casi di Coronavirus. Quello che desta preoccupazione non è tanto il numero totale di nuovi contagiati (che di base è una percentuale tra tamponi fatti e positività accertate praticamente costante) quanto, invece, quello dei casi che richiedono il ricovero in terapia intensiva. La stampa nazionale annuncia all’unisono che si è superata la quota 100 (dio preciso 109 pazienti) portandoci di fatto indietro alla situazione dello scorso inizio giugno. Tutto questo è davvero molto allarmante, ancor più se si considera che in pochi giorni l’aumento delle terapie intensive è salite di ben 42 casi.
Lo Status Quo
Le trombe squillano su questo aumento delle terapie intensive perché questo è il momento giusto in cui farlo. Perché? Perché non siamo ancora arrivati ad un dato che possa far scattare l’allarme rosso ma è necessario alzare l’asticella della prudenza. La curva ha, infatti, avuto un’impennata evidente negli ultimi giorni, associata all’aumento dei casi totali. Se da giugno a luglio le terapie intensive per Coronavirus si sono costantemente svuotate, arrivando al numero di 38 totali ma, da quel momento hanno iniziato a risalire. Prima lentamente, con pochi nuovi ricoverati giornalieri, e poi con un’incidenza sempre maggiore, fino ad arrivare all’ultima settimana, con un’accelerazione che può essere messa in relazione all’aumento delle scorse settimane dei casi totali, quando si è iniziato a superare i mille contagi giornalieri.
Le dichiarazioni
Sull’aumento delle terapie intensive s’è espresso al quotidiano La Stampa Antonino Giarratano, Vicepresidente della Società di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva dichiarando le seguenti parole:
L’aumento dei ricoveri in rianimazione si registra in media 2 o 3 settimane dopo quello dei contagi per cui è quasi certo dunque che la curva continuerà a crescere da qui alla fine del mese senza che questo scateni un panico ingiustificato. E anche se al momento il numero dei ricoverati in intensiva è superiore a quello del 29 febbraio (105), ovvero subito prima del propagarsi dell’epidemia, lo scenario complessivo è molto diverso.
Gli esempi numerici della Fondazione Gimbe
Un esempio su tutti? Il monitoraggio dell’aumento delle terapie intensive della Fondazione Gimbe ha registrato nella settimana tra il 26 agosto e il 1 settembre, rispetto alla precedente:
- un incremento del 37,9% dei nuovi casi (9.015 vs 6.538);
- del 52,2% dei casi attualmente positivi (7.040 vs 4.625).
Aumentano anche i pazienti ricoverati con sintomi (1.380 vs 1.058) e quelli in terapia intensiva (107 vs 66). Lieve incremento dei decessi (46 vs 40). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
- decessi: +6 (+15%);
- terapia intensiva: +41 (+62,1%);
- ricoverati con sintomi: +322 (+30,4%);
- nuovi casi: 9.015 (+37,9%);
- casi attualmente positivi: +7.040 (+ 52,2%);
- casi testati +86.515 (+28%); tamponi totali: +116.184 (+24%).
Le regioni più colpite
E come si lega l’aumento delle terapie intensive al territorio nello specifico? Usando lo stesso esempio, dei 26.754 casi attivi al 1 settembre, sottolinea la Fondazione Gimbe, il 50,2% si concentra in tre Regioni:
- Lombardia (7.082);
- Lazio (3.285);
- Emilia-Romagna (3.061).
Un ulteriore 41,9% si distribuisce tra Veneto (2.460), Campania (2.292), Toscana (1.581), Piemonte (1.464), Sicilia (1.152), Puglia (860), Sardegna (837), Liguria (560). I rimanenti 2.120 casi (7,9%) si collocano nelle restanti 8 Regioni e 2 Province autonome con un range che varia dai 30 della Valle d’Aosta ai 406 dell’Abruzzo.
Quello che l’aumento delle terapie intensive ci dice, in chiusura, è che ci siamo goduti le vacanze a scapito della nostra salute. Senza entrare nello specifico se questo sia giusto o no, adesso, è bene (e coscienzioso) rimboccarci le maniche e sforzarci di rientrare nei nostri ranghi per ritornare a quando la situazione Coronavirus in Italia era sotto controllo. Insieme lo possiamo fare.