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Analfabetizzazione digitale

In questo periodo di grande difficoltà dovuto al lockdown e all’emergenza da Coronavirus in Italia, la scuola ha dato un segnale molto forte alle famiglie. Non ha mai mollato i ragazzi ed ha cercato di passare quanto più velocemente possibile alla DAD, Didattica a Distanza. Non è che tutti gli insegnanti fossero preparati e qualcuno non ha saputo fare del tutto il passo definitivo ma, in generale, la riposta è stata eccezionale. Purtroppo non si può dire lo stesso per “l’altra parte”, quella delle famiglie che, nonostante lo sforzo, hanno manifestato un’inattesa e preoccupante analfabetizzazione digitale.

Ecco i dati che la fotografano e da cui dobbiamo partire per imporci di migliorare tutti quanti.

I numeri dell’analfabetizzazione digitale

Secondo un rapporto della Commissione, il 42% della popolazione ha solo una competenza di base e lo dimostra che i laureati in discipline Ict sono l’1%. Questo scenario è aggravato dal fatto che arranca lo sviluppo della rete veloce. In merito l’amministratore delegato di Infratel, incaricata dell’attuazione della Strategia Italiana per la banda ultralarga, dice:

L’entità dell’intervento pubblico messo in campo avrebbe dovuto condurre a risultati ben diversi.

L’analfabetizzazione digitale dell’Italia

L’Italia in Europa è il fanalino di coda per quanto concerne il grado di digitalizzazione dell’economia e della società, anche a causa della scarsa educazione tecnologica confermata dalla DAD durante il lockdown. Lo conferma l’edizione 2020 del rapporto europeo Desi, da poco diffusa dalla Commissione, in cui emerge che la Penisola scivola di una posizione nella classifica dei Paesi Ue, scendendo dal 24esimo al 25esimo posto.

In quanto ad alfabetizzazione digitale, sotto l’Italia ci sono solo:

  • Romania;
  • Grecia;
  • Romania

Lo scenario diventa apocalittico quando si entra nello specifico dell’analisi della dimensione del capitale umano, quella cioè che riguarda le competenze digitali:

Nel 2019 l’Italia ha perso due posizioni e si colloca ora all’ultimo posto nell’Ue.

Quando il discorso sull’analfabetizzazione digitale italiana si sposta sugli indicatori di connettività, poi, il nostro paese è al 17esimo posto:

tra 2018 e 2019 le famiglie che hanno accesso alla banda ultralarga (velocità superiore a 100 Mbps) sono salite solo di quattro punti percentuali, dal 9 al 13%.

Le parole dell’esperto

L’analfabetizzazione digitale in tal senso è commentata dall’Amministratore Delegato di Infratel Marco Bellezza che dichiara così:

L’entità dell’intervento pubblico messo in campo in questi anni ed affidato alla concessionaria Open Fiber avrebbe dovuto condurre a risultati ben diversi. A fine gennaio il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelliaveva ufficializzato che l’obiettivo di concludere l’80% del piano per la banda ultralarga nel 2020 sarà ampiamente mancato. Il 17% degli italiani non ha mai usato internet e solo il 74% degli italiani lo usa abitualmente.

Il confronto con l’Europa

Rispetto alla media Ue, l’Italia registra livelli di competenze digitali di base e avanzate molto basse:

  • solo il 42% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base contro il 58% nell’Ue;
  • solo il 22% dispone di competenze digitali superiori a quelle di base contro il 33% nell’Ue.

A riprova di quanto detto, la percentuale di specialisti Ict in Italia è ancora al di sotto della media Ue che sta al 3,9%. In pratica solol’1% dei laureati è in possesso di una laurea in discipline Ict (il dato più basso nell’Ue). Gli specialisti Ict di sesso femminile, poi, rappresentano appena l’1% del numero totale di lavoratrici (cifra che è leggermente inferiore alla media Ue dell’1,4%).

Il quadro della situazione tecnologica in Italia

Tutto quanto detto fino ad ora sull’analfabetizzazione digitale spiega come mai, sebbene il nostro paese si collochi in una posizione relativamente buona all’interno dell’offerta di servizi pubblici digitali di eGovernment, il loro utilizzo rimane bassissimo. Allo stesso modo, le imprese italiane ancora usano poco strumenti come il cloud e i big data, e non va molto meglio col commercio elettronico.

La conclamata analfabetizzazione digitale deve insegnarci che molte energie andrebbero spese per metterci “in pari” col resto dell’Europa e con l’acquisto, magari aiutato dalle istituzioni, di strumenti tecnologici di livello. Una seconda ondata di Covid-19 è paventata tra le possibilità del prossimo autunno e sarebbe bene non farsi trovare impreparati.

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Camminiamo insieme verso il futuro.

 

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